Nell'autunno del 2004 le principali radio italiane cominciano a trasmettere un singolo, "Drop The Pressure". Dance sofisticata e semplice nella stesso tempo, impostata su una linea di basso, un riff vocoderizzato ("Motherfu...er's gonna drop the pressure!") cassa in quattro e filtri a volontà.

Dello sconosciuto Mylo si conosce il vero nome, Myles MacInnes, e la provenienza, Isola di Skye in Scozia. Un posto desolato dove, presumo, il massimo del divertimento sia seguire il flusso deglle migrazioni degli uccelli. Quindi, con molto tempo a disposizione e non avendo come hobby, ad esempio, il modellismo o lo stencil, il nostro comincia a smanettare con il computer, a comporre riff e pezzi interi utilizzando quantità industriali di campionamenti. Taglia e cuci fatti ad arte, però, (come nel trip-hop ha insegnato Dj Shadow) e con notevole orecchio.
Raccolto sufficiente materiale, invia demo alle case discografiche ma riceve solo rifiuti . Decide allora di autoprodursi e crea la Breastfed, curando personalmente anche l'aspetto grafico e il packaging. Senza perdersi d'animo si reca a Londra e inizia una vera e propria campagna di marketing. Tappezza la città di adesivi con la scritta "Destroy Rock'n'roll" e consegna copie del disco ai negozi specializzati. È l'inizio di un successo, il nome di Mylo si diffonde prima nell'ambiente dei dj e della club-culture e poi a larga scala, diventando un fenomeno da classifica sponsorizzato da Mixmag, IDJ ed altre riviste del settore. Incuriosito da questo popò di storia, cerco di procurarmi il cd e dopo innumerevoli "non lo conosco", "non è uscito", "lo abbiamo finito" (sic), mi imbatto nel cd singolo e scopro che nessuna lungimirante casa discografica italiana ne ha acquisito i diritti (lo farà mesi dopo la V2). Mi imbatto anche nel 12" d'importazione del secondo singolo "Destroy Rock'n'roll" e la curiosità cresce ancora. Decido di ordinarlo via internet e in una settimana mi arriva a casa. Non sono abituato a comprare a scatola chiusa ma già dalle prime note mi convinco di aver fatto un buon acquisto.

"Valley of the Doll" è la prima traccia e si viaggia nei luoghi tanto cari ai primi Royksopp e si prosegue sulla stessa linea fino agli episodi più movimentati ("Drop The Pressure" su tutti) e alla dance da lezione aerobica di "In My Arms" (contiene un campionamento degli Eurythmics) e "Muscle Car Reprise". La ironica title-track merita una citazione a parte. In questo pezzo c'è una voce che legge una sentenza di condanna al rogo di tutti gli album rock. Segue un elenco nominativo dei "condannati" e l'accompagnamento della cassa e di un riff "circolare" di basso e sinth. Un piccolo atto d'accusa verso la stampa rock-centrica? Non saprei, ma alla fine dell'ascolto rimane la gradevole sensazione che si possa fare dance senza essere necessariamente "maranza", come gli stessi Royksopp hanno insegnato.

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