Quelle di "Take My Breathe Away" dei Berlin. Letto sconquassato dal piacere, risvolti ondulati delle coperte fiorate Zucchi, intreccio facoltoso di lenzuola e slippino. Dai che ti ridai, tutti i nodi vengono al pettine. Chesterfield, in 6 minuti e 46.

Quelle di "Alice" dei Dead Can Dance. Materasso due piazze e mezzo con sogno erotico annesso, specchi deformanti per riprendere l'atto da più radianti, finestroni open-space con freddo nevischio dicembrino incluso nel prezzo. Veloci, che fa freddo. Nestetì, 4 minuti e 18.

Quelle di "Halber Mensch" degli Einstürzende Neubauten. Ortopedico con doghe in legno senza guarnizioni, strap-tease guascone condito da urla amazzoniche Jane-Style, tiro al piattello, salto con l'asta e diving. Foga, troppa foga... ho detto "foga", eh? Due minuti scarsi, prima della fine del brano.

Quelle di "More Than This" di Bryan Ferry. Letto una piazza e mezzo confortevole e ordinato, piumino al fresco odor di Vernel, mega-peluche Trudy che partecipa passivamente al "Battimaninechearrivapapà", finche papà non arriva davvero e ci fermiamo a tre minuti e un quarto.

Quelle di "I Just Called to Say I Love You" di Stevie Wonder. Materasso ad acqua, mangianastri, revival fine anni '80 con coperte della salute. Intrigo Internazionale tra i risvolti plastici delle lenzuola, belva pronta per l'uso con polizza furto-incendio. Se si conclude qualcosa, quindici minuti circa, ma di pura acclimatazione.

Quelle di "Tu Me Fais Tourner la Tete" di Edith Piaf. Letto a castello, fascino ancient, mobilia falso mogano con pulci della carta comprese. Cavigliera e reggipedalino in tono, borraccetta di whiskey Marilyn's style, arbre-magique al cocco per coprire maleodori eventuali. Su, alla fine ci scappa pure una puzzetta, 7 e 44.

Quelle di "Just Like a Pill" di Pink. Palafitta con attrezzi pronto-scasso, borchione metallo-non metallo antiruggine, odori agresti e villico simpaticissimo che spunta fuori dalla cassapanca, "per vedere che si combina". Dopo 4 minuti non se ne può più di catenacci e tipi vari e ci scarichiamo un Nesquik, quello col coniglietto.

Quelle di "Da Ya Think I'm Sexy", di Rod Stewart. Rod tu sì che avevi ragione. Tu sì che hai capito tutto della vita, sempre lì a fare il gallo con la cresta e a scrivere dei frivoli fattacci tuoi, del tuo sessappiglio. Ah, Rod vecchio diavolo, "If you want my body, and you think I'm sexy, come on, sugar, let me knoooooow": quanta foia, quanto furore, quanto misticismo. Quanto mi piacerebbe sentirmelo gridare, quanto mi piacerebbe poterlo gridare.
Grande Rod, profeta del sesso in musica.

Dove sei finito, Rod, dove siete finite, donne.

Elenco e tracce

01   Da Ya Think I'm Sexy? (radio edit) (04:19)

02   Stayin' Alive (live) (06:27)

03   Spice (04:53)

04   Da Ya Think I'm Sexy? (extended version) (04:02)

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