La Namco è, probabilmente, una delle case produttrici di videogames tra le più famose e prestigiose, nota al pubblico dei videogame-amatori, quantomeno, per aver gustato la saga (infinita) del micidiale picchia duro "Tekken".

Tuttavia, se "Tekken" ha catturato migliaia di giocatori, nel 1989, quando ancora eravamo agli albori delle piattaforme per videogames, nasceva questo piccolo gioiello dagli occhi a mandorla, "Marvel Land" (alias "il gioco dell'angioletto", per noi piccoli videogiocatori). Piccoli, perché, avevo appena 9 anni (ero alto poco più di un soldo di cacio).

Non posso scordare gli anni ottanta e i novanta (almeno per ciò che concerne la prima metà). M si dica quel che cavolo vi pare, ma io ho amato quell'era. L'ho amata perché i ragazzi erano ancora liberi di uscire per le strade e giocarsi una partita a calcio improvvisando una squadra, dove le porte erano, anche loro, virtuali e improvvisate. E, quando il pallone finiva schiantato contro la povera serranda (o portone) di turno, eccoti pronto affacciato il padrone (o l a padrona) di casa pronto a inveire, minacciare e bestemmiare.

Ed è proprio su quest'ultimo punto che vorrei porre la mia attenzione. Si, la bestemmia. Perché, anche se piccolo, grazie a "Marvel Land", ho imparato a bestemmiare come un'anima dannata. Bestemmie colorite all'inverosimile che andavano al di là dell'inimmaginabile, le quali portavano, il videogiocatore di turno, ad esprimersi in un linguaggio a dir poco scurrile, nonché apocalittico.

Semplicissimo il gameplaying e ancor più lineare e poco complicata la storia. Storia che ho dovuto reperire da "Wikipedia" (la più grande enciclopedia che ci sia), poiché, l'unica versione della quale disponevamo in sala giochi (o in bar) era quella giapponese laddove non si capiva uno stracazzo quando i vari personaggi colloquiavano tranquillamente e beatamente, all'inizio e, rispettivamente, alla fine di ogni stage.

Partiamo dalla storia. Ho scoperto che, il mio "angioletto" non è affatto un angioletto (anzi: non lo è mai stato) ma, in realtà, è un incrocio tra un ragazzo e un drago e ha pure un nome, nonché, una classe reale di appartenenza! È un principe e si chiama "Talmit", il cui scopo è quello di salvare il parco di divertimenti di Marvel Land, occupato (anzi: usurpato) dal cattivone di turno, alias "Re Talpa", reo di aver rapito la principessa Luxi (figlia di Lord coni, costruttore di Marvel Land) ed essersi impossessato del Regno Sotterraneo (ecco perché, dopo ogni stage nel parco mi ritrovavo a dover sopravvivere nelle "fogne"), minacciando, quindi, l'esistenza del suddetto parco.

Parco che è così suddiviso: la terra dei fiori, la terra delle praterie, la terra dei dolci e la terra del ghiaccio. Ogni sezione è protetta da una fata (Florrie, Sylphie, Sweetie ed appunto Wondra), che Re Talpa ha imprigionato e che dovranno essere salvate a loro volta.

Fatta questa entusiasmante premessa, il nostro amico dovrà affrontare una serie indefinita e infinita di nemici, tra cui talpe armate di lancia, piranha, formiche scavatrici, rose giganti e teste di medusa che lanciano terribili (e mortali) scariche elettriche. Ma la vera figata è quella che il nostro "angioletto" (cazzo volete? Aveva le ali, per me era un angioletto, anzi, per noi!) non dispone di alcun livello di energia, quindi, il minimo sfioramento, anche non voluto, con qualsiasi cosa che avesse potuto recargli danno (compreso annegamento nell'acqua o nella lava) costituiranno, per lui, il trapassaggio verso l'altro mondo.

Inimmaginabili le bestemmie e parolacce coniate da ogni giocatore quando vedevano crepare il loro angioletto. Angioletto, inoltre, che crepava nella maniera più odiosa e irritante possibile, cioè, alzando le braccia e allargando le gambe, per poi sparire via dallo schermo, quasi fosse puffo Quattrocchi quando riceve il calcione nel sederone che lo sbatte via, fuori dalle lande puffose.

Inoltre, per sconfiggere i propri nemici, il nostro eroe NON DISPONE DI ALCUNA ARMA se non quella di saltare sulla testa del proprio avversario. Ad esempio, ora mi sovviene in mente quel bastardo di un pirata che lanciava il proprio cappello che dovevi schivare, mentre egli si lanciava all'attacco e tu dovevi (tutto contemporaneamente calcolando il millesecondo preciso) saltargli sulla cocuzza. Quante morti. Quante bestemmie.

Un solo tasto, un solo salto, una sola possibilità di sopravvivere ai pericoli provenienti via terra, via mare e via cielo.

Tuttavia, ad aiutare il nostro amico, venivano in soccorso alcuni bauli contenenti un paio di comodi stivali superelasticizzati, che gli consentivano di correre più velocemente, nonché un bel paio di super-ali da super-drago di colore verde che gli consentivano di compiere balzi sovraumani e, allo stesso tempo, di planare e svolazzare per il cielo Marve Land-iano e, infine, la sua arma più potente: un cordone ombelicale di angeli-cloni dorati che gli facevano da scudo e che egli poteva, allo stesso tempo, utilizzare come arma offensiva contro i suoi nemici bastardi. Cloni che cambiavano colore, passando dall'oro al celeste per poi scomparire e farti rimanere di nuovo solo contro il resto del mondo.

Ogni livello si concludeva alla stessa maniera (più o meno): salto sull'arca, balzo e sfondamento del target che donava punti bonus preziosi all'angioletto-drago.

Erano previste anche stages differenti, tra le quali "bonus stage", laddove il tuo unico compito era quello di agguantare la maggior parte di stelle cadenti (quelle dorate erano le più preziose) all'unico fine di vederti aggiungere una vita in più al solo scopo di prolungare la tua agonia e stage nelle quali dovevi correre su un ottovolante, saltando di carrozza in carrozza ed evitare le maledette talpe bastarde armate di lancia e volanti (si, potevano volare, poiché erano agganciate a un motore a reazione.... Geniale!). Anche  in questo stipo di stage le bestemmie non si sprecavano e volavano a raffica.

E poi c'erano i soliti Boss finali da sfidare (se ci arrivavi vivo) all'interno dei sotterranei di Marvel Land. Sotterranei i quali, per superarli, dovevi far voto a qualche divinità celtica, vista l'enorme e disumana difficoltà.

Come si sconfigge un boss? Saltandogli sulla testa? No! Lo si batte al tiro alla fune, o giocando una partita a morra cinese (tutta originale! Le perdevi, dovevi parare il colpo dell'avversario con il tuo scudo; al contrario, se vincevi, dovevi martellare il tuo avversario prima ch'egli sollevasse il proprio scudo per parare il tuo colpo). L'ultimo Boss, il Re Talpa, doveva essere sfidato in due modi: il primo, nella classica partita a morra cinese; il secondo, un vero e proprio combattimento mozzafiato a "tu per tu" che io, personalmente, nonostante innumerevoli gettoni paragonabili ad una somma inquantificabile (espressa in Lire buon'anima) non sono mai riuscito a sconfiggere.

La cosa veramente odiosa di questo fottuto gioco è che, una volta morto, non iniziavi da dove avevi perso ma, (bestemmia apocalittica) dall'inizio della stage o a metà della stessa.

Nel parco, dipendeva da dove avevi tirato le cuoia; nei sotterranei era sempre dall'inizio, in modo da incrementare il tuo livello di stress, di rabbia, di nervosismo e di bestemmiatore incallito.

Non ho mai avuto l'onore di sapere come cazzo andava a finire questo gioco. Che fine facesse quel bastardo di Re Talpa, chi è che dovevo salvare (se le fatine o la principessa) e, soprattutto, ora che ci penso: ma alla fine, Talmit, come ricompensa, se la meritava una bella trombata con Luxi?

Questo, solo il geniale creatore di questo geniale platform-game può saperlo (oppure i pochi eletti che saranno riusciti nell'ardua, quanto improbabile, impresa di ammazzare Re-fottuto-Talpa).

E, pour finir, cinque stelle se le merita tutte.

Proprio così, si si!

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