Nel difficile mondo dello show-business musicale, si sa, il successo è una componente affascinante, ma, al comtempo, anche una pericolosa arma a doppio taglio: sono molti gli artisti che, infatti, una volta raggiunte fama e visibilità, hanno modificato il proprio stile originario, adattandolo alle invadenti direttive delle major discografiche ed all'inequivocabile trascorrere dei tempi.

Nasir Jones, noto ai più come Nas (o Nasty Nas, The Esco, Nas Escobar, e chi più ne ha più ne metta...), è un personaggio che molti, dando un'occhiata alla sua ormai corposa discografia, inserirebbero senza alcun dubbio nella sopracitata categoria. Originario del borough del Queens (The Bridge, per gli addetti ai lavori), il piccolo Nas cresce in un ambiente più che congeniale per far sbocciare, ben presto, la sua passione per la cultura Hip-Hop, e per il Rap, in particolare.

Il passaggio dai freestyle nei playground allo studio non tarda ad avvenire, e il nostro, dopo comparsate e featuring di vario genere, pubblica il suo esordio "Illmatic" (Columbia, 1994), un disco colmo di disperazione e speranza, magnifica istantanea della moderna "ghetto-generation" afroamericana, vogliosa di rivalsa e riconoscimento dei propri diritti, troppe volte calpestati ed umiliati.

Due anni dopo Nasty Nas ritorna, e lo fa con "It Was Written" (Sony Music Entertainment, 1996), un lavoro che, pur collocandosi sulla scia del precedente, segna una maggiore apertura nelle proprie sonorità, strizzando in più di una occasione l'occhio all'easy-listening ed al mainstream. L'album, nelle sue quattordici tracce (quindici, se si conta anche la bonus-track "Silent Murder"), ci presenta un artista più maturo e consapevole delle proprie capacità , pronto ad impreziosire, con il proprio flow scorrevole e musicale, tappeti musicali eterogenei e mai banali, forniti da veri e propri pesi massimi del genere.

Dopo la straniante commistione di guns& strings dell' iniziale "Album Intro", ci si imbatte in "The Message", perfetto Bignami delle atmosfere del disco, accompagnata da una struggente ed incisiva base dei Trackmasters, che producono anche la successiva "Street Dreams", singolo di grande successo e notevole appeal radiofonico, dove il buon Nas Escobar, storpiando a suo piacimento il ritornello di "Sweet Dreams" degli Eurythmics, fa sfoggio della sua thug-attitude, rilasciando vere e proprie perle per gli appassionati del genere ("I want it all, armorall Benz/with endless papes/for God' s sakes what a nigga got to do to/make a half million/without the FBI catchin' feeling..."). Magnifica è anche "I Gave You Power", frutto della collaborazione con DJ Premier, metà dei Gang Starr, che regala agli ascoltatori uno dei migliori beat di "It Was Written", mentre "Watch Dem Niggas", con il suo mood dal vago sapore G-Funk, smorza i toni, e propende per un sound più calmo e rilassato. Il grezzo minimalismo della cruda "Take It In Blood" anticipa i ridondanti arrangiamenti, a base di sintetizzatori e tastiere, gentilmente concessi da mister Dr. Dre per "Nas Is Coming", prima della devastante "Affirmative Action", potentissima posse-cut, con le rime di AZ, Cormega e della "Queen's Bitch" per eccellenza Foxy Brown, che vanno ad aggiungersi a quelle del padrone di casa, ed all'ennesima ottima produzione di casa-Trackmasters.

C'è lo zampino dei Mobb Deep nelle martellanti ritmiche dell'oscura "The Set Up", recante con sè messaggi alquanto esplicativi ("Spark the lye, QBC always do or die/in this, business, of trifeness/we finesse this, for rd we chef shit..."), pronti a lasciare il terreno alla morbida "Black Girl Lost" e al macabro storytelling di "Suspect", entrambe prodotte, in maniera egregia, dal beatmaker newyorkese L.E.S., uno dei più fidati di Nasir Jones, onnipresente in ogni suo lavoro. L'ipnotico campione di piano di "Shootouts" fa da sottofondo al duro testo, che descrive in maniera realistica, e per nulla retorica, la vita di strada, vissuta sulla propria pelle da chi si arrangia a vivere come può ("Shootouts similar to the wild west/broad daylight/face to face without a vest, you know the/episode/thugs camouflage the spectacles/please God, this ain' the life the Devil sold/see it was written, but it was never told..."), così come la magnifica "Live Nigga Rap", che tra fruscii di vinile e batterie pesanti come macigni, unite alle strofe di Prodigy e Havoc dei Mobb Deep, si colloca, in assoluto, tra le tracce migliori. Tutto finito? Macchè, c'è ancora spazio per la splendida voce di Lauryn Hill, che impreziosisce la coinvolgente "If I Ruled The World (Imagine That)", ovvero "Il mondo perfetto, secondo il signor Jones", prima della conclusiva "Silent Murder", ottima traccia-bonus, presente esclusivamente nella versione europea del disco.

Alla seconda prova, insomma, Nas non delude le aspettative, si dimostra cresciuto fin dall'eloquente copertina (su quella di "Illmatic" era raffigurato un bambino...), e regala a tutti i suoi fan un album notevole, forse privo dell'impatto dell'esordio, ma, in ogni caso, più ragionato, meglio pensato e prodotto, e, cosa importante, assolutamente non datato, nonostante siano trascorsi ben dieci anni dalla sua pubblicazione.

Che si sia o meno appassionati del genere, "It Was Written" è un album imperdibile per i fan della musica vera. Non lasciatevelo sfuggire.

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