Nasum. Un nome che a moltissimi probabilmente non dirà nulla, ma chi conosce bene l'underground estremo sa che sono stati uno dei gruppi più feroci e terremotanti della storia del grindcore.

Formatasi in Svezia nel lontano 1992 da Mieszko Talarczyk (voce in screaming, chitarra), Anders Jakobsson (batteria), Jon Lindqvist (basso, growl) e Urban Skytt (secondo chitarrista), la band iniziò la sua gloriosa avventura attraverso una serie di slipt ed EP, tra cui vanno ricordati "Industrislaven" e "Blind World", che già mettevano in evidenza le caratteristiche peculiari della band: un potentissimo grindcore influenzato dal death svedese e dall'hardcore, memore della lezione dei maestri Napalm Death, senza però diventare una semplice copia carbone, personalizzato dal sound corrosivo delle chitarre, dallo screaming dilaniante del cantante e dalle ritmiche ossessive e velocissime.

Nel 1997 arrivò il contratto con la Relapse che permise al gruppo di incidere i 4 dischi che hanno pubblicato nell'arco di 6 anni, prima che il leader morisse tragicamente travolto dallo Tsunami a fine 2004: questo "Human 2.0" è il secondo album dei Nasum, uscito nel 2001, a distanza di 3 anni dal primo "Inhale/exhale".

25 tracce in 38 minuti, brevi, velocissime, massacranti, corrosive, inumane, che in pochi casi raggiungono i 2 minuti di durata, che pur assomigliando più a scheggie sonore che a canzoni vere e proprie, riescono ad essere intricate e meno assimilabili di quanto si possa credere. All'interno di una singola canzone si trovano diversi cambi di tempo: blastbeats, ritmiche crust-hardcore, parti death metal melodiche si amalgamano alla perfezione per originare un sound rigoroso, freddo, perfetto e contorto, oltrechè furioso e tendente al caos. Sparsi per il disco troviamo veri e propri piccoli capolavori come "Shadows", "Multinational Murderers Network", la rallentata (si far per dire) "The Professional League" e la conclusiva "Sometimes Dead Is Better" (la più lunga del disco, 2:58 minuti) che confermano quanto appena detto.

I brani più corti ("Fatal Search", "Sick System" e qualcun'altro sotto il minuto) sono anche quelli di meno valore, ma scompaiono di fronte a pezzi come "A Welcome Breeze Of Stinking Air" (che inizia con una sezione puramente grind-death per poi trasformarsi nel finale in un mid-tempo devastante), "The Idiot Parade" e "Nar Dagarna", che si mantengono tutti su un livello qualitativo decisamente elevato.

In sostanza, "Human 2. 0" è un album grandioso di una band ormai storica del grind, che ha riscritto le regole di un genere che stava per essere dimenticato e lo ha portato a livelli di evoluzione e perfezione invidiabili. Mieszko rimarrà sempre nei cuori di chi ha amato la band, le sue canzoni e il loro impegno politico, e ci piace ricordarli così: feroci, aggressivi, pieni di rabbia ed energia da vendere. Disco obbligatorio per i fans del gruppo, consigliatissimo agli amanti del genere.

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