L' America anticonformista di metà anni Settanta, forse anche un pò megalomane, iniziò a fare passi immensi. L'estro artificioso non era una cosa rara in quelle zone.

Ricordate l'universo parallelo di Zappa e "Virgin Forest" dei Fugs?

Con la manipolazione di nastri e freddi giochini sintetici con le tastierine si gettano semi in un campo sconfinato. L'affacciarsi sul mondo robotico, così grigio tecnologico, quando qualche anno prima ci si illudeva con il sorridente Flower Power, evidenziano una fase storica di grande fascino.

I fattori che contribuirono al consolidamento di questo scatolone sonoro sono i primi frutti dell'industrial primordiale subumano, lo sposalizio con il dadaismo e la descrizione depressa della sbiadita periferia inglese.

Arte, avanguardia e socialità.

I Negativland, trio americano, sono l'emblema di un azzardo in un periodo piuttosto delicato. Ci si affaccia sugli anni Ottanta e si sfornano concetti ancora oggi poco compresi nella maggior parte dei casi.

Gli eletti che si buttano a capofitto in un lavoro come l'esordio dei Negativland, la dicevano lunga sulla consapevolezza e sulla lungimiranza..

Cage e Stockhausen vengono affrontati con quella giusta sfacciataggine di quando si è giovini. I mezzi forniti fino a quel momento dall'area dell'avanguardia vengono maggiorati e vitalizzati. Pensate al "The Commercial Album" dei Residents? Qui ci sono degli spunti mai sentiti prima.

Collage infernale di trentasei minuti, che almeno scampano il pericolo di un'opera prolissa e tediosa. Gli spunti incisivi e ben orchestrati sono colorati da trapani, rumori incerti, bizzarre parate, voci registrate, giochi elettronici ripresi dai Neu del secondo lavoro ed echi spaziali.

Le idee si susseguono tra momenti acustici, bordate cyborg e ronzii di elettrodomestici. La mera quotidianità, le sorridenti facce in tv e la modernizzazione vengono denudate nel complicato linguaggio del collage rumoristico.

Diverse realtà in oscuri sketch di un'epoca buia. Non è mai primavera qui.

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