Eccovi finalmente un horror moderno con gli attributi.

Un pugno di giovani e belle figliole, alla continua ricerca di emozioni forti, decidono di soddisfare la loro voglia di avventura nella claustrofobia e nell'oppressione di un ambiente sotterraneo inesplorato. Il termine adatto è proprio "claustrofobia".

Uno dei miei tanti difetti è proprio quello di avere il terrore di rimanere bloccato negli spazi stretti. Una bruttissima sensazione pervade prima la mente e poi il fisico. Il cuore inizia a palpitare sempre più velocemente, un groppo in gola ti soffoca, ti manca l'aria, gocce di sudore freddo ti scendono sulla fronte. Il cervello ti consiglia di stare calmo, di pensare a qualcosa di positivo, ma non c'è niente da fare. Si mette in moto un meccanismo automatico inarrestabile.

Per questo motivo, oltre anche al non trascurabile fatto che soffro di vertigini, non ho mai amato gli sport estremi o le escursioni in posti troppo selvaggi. "The Descent", probabilmente, farà colpo soprattutto sui pantofolai come il sottoscritto. A coloro, cioè, che non appena vedono uno incastrato in una stretto pertugio a centinaia di metri sotto terra, sentono arrivare le convulsioni.

Aggiungete a questo anche una deliziosa sorpresa che irrompe nella scena quando meno la si aspetta, ed avrete finalmente un film che a guardarlo da soli in una bella nottata piovosa, qualche brivido lo mette in corpo. La tensione cresce piano piano sino a manifestarsi in tutto in suo carico di terrore nella parte finale.

Insomma, se avete voglia di vedervi un gustoso horror soltanto per il gusto di provare un po' di strizza senza dover a tutti i costi cercare di capire il risvolto socio-psicologico del suo significato, "The Descent" è quello che fa per voi.

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