Dischi malgestiti.

Michael Rother e Klaus Dinger tornano in sala di registrazione nel gennaio del 1973 a distanza di pochi mesi dalla sfortunata uscita del primo lavoro, quel "Neu!" che costituirà l'ispirazione basilare per molti autori e cultori di musica rock. "Neu!2", ecco la seconda fatica in gestazione per mano e ispirazione del duo ex-Kraftwerk, un lavoro certosino con cui i due tedeschi vogliono ripercorrere le sperimentazioni del precedente prodotto, l'ossessiva ricerca di un'identità ritmica dell'apparato musicale congiuntamente all'investigazione sull'idea di musica as what it is.

"Neu!2", come "Neu!", dischi sulla sperimentazione musicale.

Ma in men che non si dica il duo è costretto a fronteggiare il problema della mancanza di fondi per completare la registrazione; gli scarsi proventi di "Neu!" obbligano Rother e Dinger a disertare la sala prove con pochi brani all'attivo: gli abbozzi di "Spitzenqualität", "Lila Angel" e "Hallo Excentrico!", le accennate "Neuschnee" e "Super", una sola composizione esaurita nella completezza dei suoi undici minuti, la stravagante "Für Immer".

Scenario preoccupante quello che si presenta dinanzi ai Neu!, incapaci di dar vita al progetto di "Neu!2" per ristrettezze economiche. Maniche rimboccate, ed ecco plastificarsi nelle menti dei due l'idea di utilizzare come riempitivi le versioni registrate a diverse velocità di alcuni dei brani approntati.

Insomma, dischi rappezzati.

Taglia e cuci, cuci e taglia: "Neuschnee" e "Super" compaiono a velocità più e meno elevate, con l'incredibile effetto di presentarsi all'ascoltatore ignaro magnificamente distinte nella loro unicità, come se ispirate da progetti differenti. "Super" risuona a velocità normale del tipico "Neu!-Rock" sound, appare come divertissement hardcore nella versione esasperata, richiama alla mente l'apocalittica civiltà musicale industrial nel rallentato. I Neu! giungono involontariamente ad una nuova forma di sperimentazione. Non l'unità di ritmo, non il tempo come base di investigazione, ma la frequenza, il suo reciproco matematico. Disco in cui i lavori di ricerca stanno in rapporto di reciprocità.

Dischi doppiamente sperimentali.

"Für Immer" prosegue sulla scia di "Negativland" e "Hallogallo", con quell'esasperata ricerca dell'identità musicale attraverso il ritmo: undici minuti di coinvolgenti trame a-melodiche che sembrano dover introdurre, minuto dopo minuto, l'ingresso di un'unità armonica, non facendola mai di fatto apparire. Il pezzo tradisce l'ascoltatore: coinvolge tanto con la sua sezione ritmica da risuonare in mente dopo l'audizione, ma infondendo la fastidiosa sensazione di non poterne riprodurre a voce il motivo. Perché, beninteso, il motivo non esiste.

Dischi atonali.

In copertina scarna, rimediata con una scritta a pennarello tanto essenziale da risultare eccentricamente moderna. L'indugio sull'errore attraverso la correzione manuale dei numeri di minutaggio dei brani, il disordine formale della ridda di pezzi successivi a "Für Immer", il fermento in presa diretta della sala da registrazione a suggerire la freschezza di un lavoro che non si presenta nella forma cristallizzata e obsoleta di molti dei prodotti musicali degli anni '70.

Dischi dinamici.

"Neu!2", dischi meravigliosamente malriusciti.

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