La vita di questa storica band ligure è stata travagliatissima. Dai tempi di "Una notte sul Monte Calvo" le battaglie legali per il nome si sono susseguite e i cambi di formazione quasi all'ordine del giorno. Riguardo l'album di cui scrivo sto parlando dei N.T. Atomic System, che l'anno precedente avevano pubblicato il lp omonimo, oggi considerato una pietra miliare del progressive italiano.
Questo "Tempi dispari" vede parte della formazione dell'album precedente; quest'ultimo includeva Giorgio Baiocco al sax e flauto, Renzo Rosset alle tastiere, Tullio De Piscopo alla batteria e RamasandiranSomosundaran alle percussioni. In "Tempi Dispari" restano solo Baiocco e De Piscopo.

Registrato al teatro Alcione di Genova  durante un concerto, "Tempi Dispari" è un'anomalia nell'anomalia New Trolls; se fino a quel momento la svolta progressive appariva coerente, pur nella confusione post Monte Calvo, ora ci troviamo tra le mani un lavoro che non si sa come definire. E soprattutto un lavoro inessenziale.

Innanzi tutto i brani: sono solo due e i titoli sono le mere indicazioni metriche della struttura: "7/4" e "13/8", come richiamati dalla triste copertina very italian prog. E visto che già dai titoli traspare l'intenzione di partire da un canovaccio metrico, all'ascolto ci troviamo davanti ad un rabberciato live di rock jazz.
L'influenza più marchiata è indubbiamente quella dei Soft Machine e strettamente quelli di "Fifth" e "Six", cioè quelli più algidi e anodini, orfani del grande Robert Wyatt. In certi momenti le citazioni sono prese di peso dagli album dei colleghi britannici; ad esempio, su "7/4" sentiamo palesemente l'intro di "All white".

Non c'è molto da dire su questo oscuro disco dei Trolls: è tutto strumentale, basato sui tempi dispari, appunto e sebbene il gruppo suoni adeguatamente, con Gianni Belleno ossessivo e orizzontale come Hugh Hopper, le cose migliori vengono dal bel sax di Baiocco, che declina la lezione coltraniana somigliando nel suono e nel fraseggio a Bennie Maupin. Per quanto riguarda De Piscopo il drumming è, al solito, preciso, sanguigno e, purtroppo, anche debordante e invasivo, vero limite di fabbrica di questo pur notevole batterista.

"7/4", il brano migliore per chi scrive, viaggia dal riff tenebroso di Belleno verso un veloce raddoppio sempre sullo stesso metro.
"13/8" vede invece un lungo intro di chitarra, suonata da de Scalzi, dove viene citato l'Adagio dello storico "Concerto grosso" numero 1.

Per concludere, "Tempi dispari" è soltanto una curiosità e nulla più. Lavoro fortemente derivativo in un periodo in cui c'era un piccolo boom del rock jazz; anche su questo versante i New Trolls hanno cercato di battere il ferro caldo ma i risultati sono stati infimi e infatti il disco era stato consegnato all'oblio fino alla ristampa di qualche anno fa.
Sono certo che da qualche parte esisterà qualcuno che stima questo lavoro, magari fino al punto di considerarlo un capolavoro. Ma questa è la sorte che spesso avviene per le stravaganze.

Un bacio a tutti e alla prossima.  

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