"I like to say, usually, that music has chosen me and I didn't choose music."
Qualche anno fa ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto di Paolo Fresu, trombettista jazz di indiscutibile valore e classe. Uno dei tanti che ho visto, ma in quell'occasione era accompagnato da un chitarrista che non avevo mai sentito nominare prima: Nguyên Lê. Virtuoso,
molto espressivo, bravissimo, insomma una vera scoperta.
Germogliata una passione, ho cercato in seguito di coltivarla, facendo letteralmente incetta di tutti i dischi di Fresu, in cui era accompagnato dal chitarrista franco-vietnamita. Ma non ero mai
riuscito ad ascoltare un suo disco solista.
Quando ho avuto modo di sapere dell'esistenza di un suo disco dedicato a Jimi Hendrix, Purple per l'appunto, visti i contenuti e l'interprete ho fatto di tutto per trovarlo. Ed ora eccomi qua, felice come un bambino a recensirlo.
La prima impressione d'ascolto, però, è stata
un'assoluta delusione. Mi aspettavo un altro disco. Attendevo delle vere e proprie cover di Hendrix. In effetti, ripensandoci, era un'aspettativa un po' ingenua da parte mia. È abbastanza evidente che
un chitarrista come Nguyên Lê non avrebbe mai affrontato Hendrix senza un proprio apporto originale.
Ed il disco, infatti, è una vera e propria rilettura dei brani di Hendrix. Nelle note di copertina Nguyên Lê chiarisce lo spirito con cui ha messo a cimento le proprie forze con la musica di Hendrix: "I play his music with the same freedom and dedication as a jazzman will play a standard".
Una volta compreso lo spirito, mutato quindi il mio approccio d'ascolto, devo dire che ho gradito non poco Purple.
Per Nguyên Lê, Hendrix è un punto di partenza per ricercare nuovi suoni. In
particolare sono presenti influenze nord africane ("Manic Depression" e "Voodoo Child" ad esempio), sia nel cantato di Aida Khann, che per
l'apporto delle percussioni di Karim Ziad. Altri brani, come "1983 … (A Merman I Should Turn To Be)" e in parte "Are You Experienced", hanno influenze elettroniche al punto tale che sembrano
fuoriuscire da un disco di Hector Zazou. "Purple Haze" è, invece, caratterizzata da una bella interpretazione vocale, distante da
Hendrix, ma rispettosa dell'originale, da parte della cantante batterista Terry Lyne Carrington.
Grazie al piano Fender Rhodes di
Bojan Zulfikarpasic sullo sfondo, "Up From The Skies" sembra un vero e proprio standard jazz.
Insomma, Purple rappresenta nell'insieme un'interessante trasfigurazione della musica di Hendrix e per quanto possa apparirne distante, credo che sia un ottimo tributo al suo indimenticato genio. Consigliato ai curiosi.
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