Quelle dissolvenze non torneranno più.


Quando scende il volume del cantato ma la musica no.


Un espediente che non si può non adorare, quando un ritornello primi anni 80, così reticentemente catchy, così morbidamente flessuoso, passa dall'altra parte della realtà percepita, palpitando come il polso di una mano ghiacciata dalla neve, sotto uno sguardo ingenuo e perduto, implorante. Di ragazzina semplice. Quella mano ferita dal gelo, forse, accarezzerà quel viso acqua e sapone.

Già, acqua e sapone, in un mondo di sporco edonismo reaganiano e di ghiaccioli colorati. Ma Nicoletta armeggia con pazienza la sua vecchia stufa a kerosene. "Io sono del mio amato", vorrebbe sussurrare con una voce più grande. Sentire il suo desiderio scendere su di sé. Ma quel pupazzo di neve, imbranato, pel di carota, nicchia. Come un bradipo gigante, di quattro tonnellate. Incapace, nonostante la sua amorosa mole, di muovere un sol dito. «Tu mi stai seduto accanto/ E stai buono come un santo».
«Sei soltanto un pupazzo di neve/ alla pelle ma freddo sei tu/ Ma mi piaci da farmi impazzire/... /Pupazzo pupazzo di neve la stufa si è spenta ma dentro di te/ Il tuo cuore ormai si è acceso/ Ed ora tu pensi soltanto a me». Spore in germinazione coperte da un manto niveo. L'inverno che insiste sull'uscio… la sera. Più che mai nottiluca.


"Pupazzo di neve" ricorda "I bon bon magici di Lilly". Ricorda «A Zigo-Zago/ C'era un mago/ Con la faccia blu» di Daniela Goggi. Cartoonistica, dinoccolata, pruriginosa ma in modo furtivo. Uno slancio idealizzato verso un mondo adulto. L'anelito, per sempre fanciullino, a «un bacio e qualcosa di più». Il tutto turchino, rosato, vacillante nelle disparate possibilità.


E molti anni dopo il 1983...


Scomparire nell'epifania di un 45 giri.


Scomparire in un mangiadischi arancione.


Scomparire nell'oblio stolidamente meritocratico.


Fanculo oblio!


Ridacci le mille e una Nicoletta Terenziani.


«E cosa darei per restare con te»?


Sentire è sentire quella dissolvenza.





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P.S.
Dedicata a mr. Bluesky, @[mrbluesky] , che ha proposto questo disco nella sua rassegna di piccoli-grandi orrori. Volevo sbeffeggiare questa canzone. Ma ad ascoltarla bene, non è stato possibile. Il fuoco passionale che arde nella stufetta di questo brano merita rispetto. Suscita un'amara nostalgia. E mi ricorda il mangiadischi Penny.


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