Siamo nel 1994 quando "Rock Normale" irrompe nel panorma musicale italiano. Si tratta del primo ed unico album pubblicato da Nikki, al secolo Fabrizio Lavoro (Foggia, 7/7/71), giovane rocker in erba che dal 1990 sbarca il lunario conducendo su Radio Dj il programma "Rock The Nation" dedicato al pittoresco e variopinto mondo dell'hard n' heavy anglo-americano. Il giovane Fabrizio, con già alle spalle una discreta attività live con la band Affexxion, dopo aver esordito da solista nel 1992 con il singolo "Te ne vai o no", nel 1994 compie il grande passo e, sotto l'egida protettiva di Claudio Cecchetto, incide questo album, oggi introvabile. Prodotto da Paolo Peroni e Marco Guarnerio, reduci dal fresco successo degli 883, registrato negli studi Marton di Milano, il disco è suonato dallo stesso Nikki (autore di tutti i soli di chitarra) e da Marco Guarnerio col supporto di Andrea Leonardi e di una batteria elettronica.

Nikki in giapponese significa 'diario'. Ed ascoltare questo album è come sfogliare il diario di un adolescente cresciuto negli anni '80 del XX sec. a pane e rock n' roll. Le 10 canzoni catturano perfettamente umori, stati d'animo, sogni, illusioni, amarezze, delusioni e voglie del giovane rocker. Intriso dello spirito originario, 'ribelle', ludico del rock n' roll, rozzo, sguaiato, essenziale, il disco si pone in netta antitesi rispetto ad ogni intellettualismo che voglia ingabbiare o contenere il vitalismo adolescenziale.

Le 10 canzoni sono un valido esempio di rock n' roll all'italiana, dove potenza e melodia, energia e divertimento si fondono per dar vita a un prodotto più unico che raro. Ricalcando gli stilemi del miglior hard rock a stelle e strisce, Nikki vi inietta massicce dosi di 883 e Vasco Rossi. Riff granitici, assoli al fulmicotone, testi abrasivi e iperrealistici, melodie ruffiane ed accattivanti dai ritornelli catchy di facile presa, un cantato fra lo sfrontato, l'ironico e lo strafottente, cori briosi e trascinanti: tali ingredenti creano una vera e propria miscela esplosiva che non può lasciare indifferenti gli sbarbatelli italiani dei primi anni '90 cresciuti col mito dei capelli lunghi, delle Harley Davidson, del chiodo e dei jeans sdruciti, e per i quali il fine ultimo della vita, lo zenith esistenziale, è quello di possedere carnalmente una donna dal fondoschiena alto e granitico e dal seno turgido e prosperoso.

L'apertura è affidata alla title-track "Rock Normale", vero e proprio manifesto del disco oltre che dedica ante-litteram rivolta a tutti i frigidi intellettualoidi che ascoltano la musica col cervello e non con le viscere (vedi debaseriani, scaruffiani, ondarockiani). Introdotto da un micidiale riff grezzo ed esplosivo, il brano si fregia della collaborazione di Jovanotti, autore delle liriche che richiamano non poco la poetica di "Sei Come La Mia Moto". Il pezzo è impreziosito da un ottimo solo in cui Nikki esibisce un funambolico tapping degno del miglior Van Halen, con cui il nostro vola gasatissimo sulle corde della sua ascia.

"Esagerata", dopo una breve introduzione di organo, ci riporta su territori hard con un riff scabro e possente di chiara matrice van haleniana ed un "Oh, Yeah" degno del miglior David Lee Roth. Gli inserti tastieristici che si amalgamano alla perfezione con le chitarre rendono l'arrangiamento a dir poco pregevole. Il testo esprime in maniera incisiva la tempesta ormonale che ha provocato nel giovane rocker una dolce e gradevole fanciulla.

"Fammi Quello Che Vuoi" è una semi-ballad che si apre con un arpeggio deciso ed è poi supportata da un ameno tappeto ritmico, da un ritornello catchy e da cori ariosi. Il tutto condito ancora una volta con un ottimo solo di chitarra.

"Non Sai Che Cosa Ti Perdi" è invece introdotta da un arpeggio delicato di chiara ascendenza AOR, per poi esplodere in un riff grezzo di chiara scuola AC/DC. L'incedere sincopato di questo rhythm n' blues rende lo sfogo del rocker abbandonato dalla ragazza ancora più incisivo, così come l'assolo liberatorio, sulla falsariga del maestro Angus Young.

"Tagliati I Capelli" è il perfetto ritratto dell'adolescente ribelle e capellone che sfodera con orgoglio la sua zazzera pur avendo contro, o proprio per questo, i borghesucci perbenisti e conformisti che lo circondano in ogni dove. Riff roccioso e primordiale, assolo funambolico, ritmiche graffianti fanno di questo brano un vero must, catartico per ogni giovane rocker. Il testo iperrealista dipinge uno scenario che sembra fuoriuscito direttamente da un teen-movie anni '80.

"Chiedigli Se C'Ha Un'Amica" è ispirata ad una scena del film "Non Ci Resta Che Piangere" ed è difatti introdotta dalla voce di Roberto Benigni alias Saverio e dalla richiesta insistente posta da questi a Mario (Massimo Troisi). Riff primordiale inciso nella roccia per un brano che è pura epica adolescenziale.

"A Me Va Bene Anche Così" abbassa il ritmo del disco. Arpeggio dolce per un brano più soft che richiama non poco le atmosfere dei primi Harem Scarem. Anche qui Nikki sfodera un assolo a dir poco superlativo, melodico, espressivo, con cui fa letteralmente parlare la chitarra. Il testo esprime un messaggio di ottimismo, in quegli anni a dir poco controcorrente, dominati dalla poetica nichilista e autodistruttiva dei guru di Seattle.

"Stai Pure A Guardare" ci riporta sui territori più grezzi dell'hard rock a stelle e strisce. Magistrali intrecci di chitarra e piacevoli cori supportano un testo urlato con la giusta dose di sfrontatezza, a mò di sfogo liberatorio. Il tutto è corredato ancora una volta da un funambolico assolo, con un Nikki che si candida a guitar-hero italico.

"Fai Pure L'Amore" è un up-tempo brioso costellato da un arpeggio efficace e da un ossessivo ritornello in cui Nikki mette alla berlina l'ipocrita perbenismo della ragazza italiana e la sua doppia morale: suora in pubblico, puttana in privato.

Chiude l'album "L'Ultimo Bicchiere", brano firmato dal duo Pezzali/Repetto, incredibilmente scartato dal loro "Nord Sud Ovest Est2 e riciclato apposta per Nikki che gli dona un'ottima veste da rock-ballad impreziosendolo, come sempre, con uno dei suoi mitici soli. Il testo iperrealista lascia trasparire un esistenzialismo da bar di provincia dietro il quale è facile intravedere il genio del mai dimenticato Mauro Repetto. Suggella il tutto, nelle ultime strofe, la breve apparizione di Max Pezzali.

In definitiva, un album essenziale, schietto, genuino e naif. Un album sociologicamente importante, che trasuda spirito ottantiano da tutti i pori. Disarmante nella sua ingenua rozzezza, con la gravitas di uno zucchero filato. Autoironico e catartico nella sua squisita semplicità. In poche parole: un CULT.

Ah, dimenticavo: Ascoltare Ad Alto Volume.

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