"La musica è una legge morale: essa dà un'anima all'universo, le ali al pensiero, uno slancio all'immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza e la vita a tutte le cose." (Platone - Dialoghi)

Immaginate di essere un bambino precoce e imparare il pianoforte con la supervisione di Nahum Brodsky, maestro russo che fu allievo nella scuola di Tchaikovsky.
In seguito di essere un ragazzino, suonare il pianoforte classico, scoprire Keith Jarrett e l'immensa discografia della Ecm, così verificare che non esistono solo note e partiture, ma anche improvvisazione e contaminazione. Poi diventare uno studente di conservatorio e collaborare nel tempo libero con gruppi rock e jazz della scena di Amburgo e Berlino. Superare i vent'anni, continuare a suonare il pianoforte classico, e aprire un'etichetta ambiziosa di nome Durton Studio per pubblicare dei lavori che destano interesse nell'ambiente della classica contemporanea. Immaginate infine di essere vicino agli 'enta e l'amico Peter Broderick vi invita ad esprimervi improvvisando col vostro pianoforte in una chiesa berlinese, la Grunewaldkirche.
Aggiungeteci talento spontaneo, umiltà, stima della materia, e avrete tra le dita le note di "The Bells".
E' un ragazzo fortunato, Nils Frahm. Fortuna figlia di gran passione e tanta curiosità. Di un orecchio assoluto e rispetto per i maestri. Di coraggio e modestia. Sarebbe facile seguire le orme di certi suoi illustri colleghi europei, senza fare nomi. Tanto spettacolo, teatri importanti, luci e scenografie, e l'anima infine non ha più posto in tavola al banchetto dello show business. Ma non Nils.

La Grunewaldkirche è una bella chiesa. Costruita ad inizio Novecento, non è particolarmente imponente, comunque di carattere severo, in stile tardo gotico. La sua pecularietà è l'acustica. Vi si organizzano numerosi concerti di classica, è luogo dove i musicisti godono appieno della propria arte.
Nils e Peter vi son rimasti due notti per registrare questi pezzi solo pianistici, catturati da innumerevoli microfoni sparsi nella chiesa, rilevandone così il riverbero naturale, notturno ed intimo. Dotati di un suono brillante tuttavia profondo, gli undici brani dell'album esprimono diverse gradazioni di stile: troviamo l'elegia minimalista à la Satie (il minuto de "In The Sky And On The Ground"), angolazioni folgoranti e sospese ("I Would Like To Think"), dinamica ed urgenza ("My Things"), e omaggiante dedizione al lavoro di Max Richter, secondo me la parte più alta dell'album ("Dedication Loyalty", "Over There It’s Raining", "Said And Done"). Sono composizioni frammentate, improvvisate (Jarrett docet) in un gioco contrastato, che alterna calma e dolcezza a climax arpeggianti e decisi, colmi di tensione. L'utilizzo di note gravi lievemente dissonanti che sfoderano un senso di turbamento irrisolto ("Down Down") donano ad alcuni brani un tocco moderno e caratteristico. Il brano più particolare, a partire dall'esecuzione, è "Peter Is Dead In The Piano": Broderick è entrato nello strumento e si è allungato sulle corde restandoci durante tutta l'esecuzione. Penso che in questo momento, condiviso con anima e corpo, la loro amicizia si sia suggellata per l'eternità.
A coronare tutto c'è un sapiente dosaggio tra echi e intensi silenzi - in amplesso con l'ambiente e lo spazio della chiesa - che induce l'ascoltatore sentirsi partecipe al processo creativo di questo disco.

Frahm si esprime attraverso il rispetto per i grandi (oltre a Richter, si capisce che adora John Cage e Steve Reich) ma ha lo stesso una forte personalità. In un certo senso lato, per come si propone, mi ricorda Kieran Hebden. 

Un album che amo tantissimo, che m'ha fatto molta compagnia in certi brutti momenti di quest'autunno-inverno. Vi sembrerà strano, un album di solo pianoforte. Ma non è solo lo strumento, che adoro, o la bravura innegabile di questo giovane artista, è soprattutto il suono straordinario che magnetizza, è talmente evocativo che non si può rimanerne stregati, irrimediabilmente. Citando Platone, è musica che dà fascino e dimensione alla tristezza. Non guarisce, bensì consola.


(consigliato anche l'ascolto di "Wintermusik", pure del 2009, un album delicato e melodico dove Frahm s'ispira in toto, con diverse tastiere, a Yann Tiersen)

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