Devo ammettere di essermi gettato voracemente sul nuovo, secondo album del trio olandese, anche se i lavori realizzati dal precedente Split the Atom non mi avevano convinto troppo. L'impressione era quella di un gruppo di producer ormai imprigionato in un pernicioso edonismo e con scarsi margini di miglioramento sul versante della composizione. Outer Edges non solo rinforza questa convinzione, ma la esaspera per delle scelte drastiche applicate dai Noisia per la realizzazione del disco. Come intuibile dal titolo, l'intento è quello di un ritorno violento a un suono di frontiera, senza compromessi. Non che effettivamente il gruppo si fosse concesso al maninstream, nonostante la popolarità acquisita, ma la rimozione di qualsiasi collaborazione e guest star vocale dimostra l'encomiabile obiettivo di produrre un disco di elettronica sporco, ruvido e viscerale. I risultati però sono un'altra cosa.

A livello di sound design Outer Edges è semplicemente pazzesco, forse non c'è niente in giro di paragonabile, sembra un disco composto da attrezzature aliene e sparato indietro nel tempo, tutti i suoni sono curati in modo maniacale e molte librerie risultano anche innovative. La pulizia del suono è (paradossalmente) estrema. In questo senso l'obiettivo è centrato in pieno, ma non si vive di solo di tecnica e la totale assenza di progressione nei tanti brani che lo compongono, ben 18, quasi tutti molto brevi e senza particolari sviluppi, si fa sentire. Molti di essi vagano senza una direzione precisa, evaporando in fretta e lasciando l'ascoltatore in perenne soddisfazione. Sostanzialmente gli unici pezzi quantificabili su una scala convenzionale sono Anomaly e Collider, non a caso i singoli proposti prima che un massivo leak costringesse il gruppo a distribuire il disco in netto anticipo rispetto ai programmi. A ogni modo, nessuno dei due pezzi colpisce particolarmente, oltre a dimostrarsi derivativi: Anomaly è il classico brano neurofunk, molto ispirato a Prolix, mentre Collider guarda invece ai Neosignal di Phace e Misanthrop, non a caso collaboratori dei Noisia in altre occasioni. Di quest'ultimo ho apprezzato ben poco anche il richiamo ad Adrenalin degli N-Joy, che nel 1991 stupivano in modo assai maggiore.

Il resto dell'album concede davvero troppo a degli esperimenti troppo brevi e quasi mai riusciti: Voodoo sembra un omaggio ai Prodigy, ma dopo un inizio galvanizzante il pezzo si perde completamente, si finisce veramente per rimpiangere Voodoo People.Vigilantes, Tentacles, Straight Hook e Sinkhole sono freak elettronici che esalteranno probabilmente i feticisti del design, ma rimane da chiedersi cosa debbano trasmettere all'ascoltatore, costretto a districarsi tra passaggi cacofonici, breaks, campionamenti hip hop e altre stramberie fastidiosamente pretenziose. Stancante, nonostante la brevità, anche perché queste parentesi tolgono spazio a occasioni che avrei gradito vedere sviluppate, come la pause di Surfaceless, Stonewalled ed Exavolt, quest'ultimo uno degli spunti più riusciti, una sorta di commistione magnetica tra jazz, t-rap ed electro, ma è uno spunto, appunto, è veramente complicato definirlo un brano compiuto, e artisti come Reso sono arrivati a ben altri livelli con un simile materiale. La preoccupazione primaria dei Noisia sembra quella di non indugiare mai su strutture e soluzioni giudicate convenzionali per il genere, come i pochi casi di drum and bass piuttosto lineare, diciamo così, proposti con Motion Blur, Into Dust e Mantra, nonostante siano anche questi episodi evanescenti, per niente focalizzati e completamente privi di scopo.

Un peccato questo Outer Edges, in sostanza. Un disco tutto di facciata, fantastico tecnicamente ma che ha ben poco da dire e finisce per infastidire l'ascoltatore con sperimentazioni edonistiche di discutibile valore. Evidentemente siamo di fronte a tre grandissimi sound producer, al top del loro mestiere, ma troppo ossessionati dal voler risultare originali a tutti i costi e sostanzialmente incapaci di asservire il loro talento alla composizione - e la logica - di un album.

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