"Chasing Pirates", il primo singolo di queto nuovo progetto della talentuosa nanetta, inizia in modo volutamente incespicante, con un hammond in controtempo che una batteria dai suoni cupi fatica a far quadrare. Ma è solo per far capire come la voce di Norah possa compiere qualsiasi miracolo. Quando entra, la canzone diventa subito orecchiabile e coinvolgente, e quel sottofondo traballante rende il tutto, da subito "diverso" alle orecchie dei più. Assolo sempliccimo ma adorabile, pezzo davvero riuscito.
"Even thouth" affida il compito di disturbo a una chitarra effettatissima e quasi rumorosa. Miracolo voce riuscito, anche in questo caso, ma pezzo meno brillante. "Light as a feather", ha uno sfondo all'inizio un po' più ordinato che gioca bene il ruolo di cornice ai su e giù dell'ugola. In certi passaggi di nonsense di chitarre e sinth intravedo gli echi di certi lavori di Bowie...(bestemmia?). "Young blood" non ha nulla a che fare con il classico del R&R dei primi anni 60 che pochi ricorderanno; canzone più ritmata ma meno ispirata. "Waiting", bisogna dirlo, annoia un pochino, nonostante una linea vocale di spessore. Il tappeto musicale andava impreziosito.
"It's gonna be" ci porta verso il soul più ritmato e qui sfido chiunque a non applaudire chi si scrive e si canta pezzi di questo spessore. Non mi piace l'assolo, alla ricerca dello strano per forza, ma il brano acchiappa. Con "You've ruined me" si sentono gli echi dei precedenti lavori e parte qualche sbadiglio, come nel caso di "Back to Manhattan" e la successiva "Stuck". Canzoni condite, comunque, della solita classe vocale.
"December", cantata da chiunque altro, annoierebbe, credo. Qui invece ascolti se ammiri il timbro di Norah, scappi via se pensi che lei non sia poi nulla di speciale o sia raccomandata e bla bla bla. Canzone d'atmosfera e di ricamini di piano qua e là (vuota? Direi di sì, ma sta in piedi).
"Tell your mama" si basa su una simpatica chitarra stoppata che la voce per una volta rallenta un po'. Le linee vocali sono raddoppiate come nell'80 % dei lavori pop, in maniera quindi piuttosoto scontata. Si chiude con "Man of the hour", veramente particolare, un gioiellino di melodia vocale e sottofondo minimal.
Per la parte in grassetto... lavoro musicalmente interessante, con una ricerca dello strano alla lunga un po' forzata, cosa che si poteva intuire già dalla copertina. Ma è uno strano di classe, che si basa su suoni un po' retrò esasperati in maniera sapiente. Progetto che mostra la maturità artistica della cantautrice e consacra la sua voce, "magica" per molti, noiosa per alcuni. Un po' più di brio non avrebbe guastato, in effetti, ma la nanetta ci sa fare, e lo dimostra ancora una volta.
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