Tum tum tam, tutum tum tam... maybeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee… è live forever. Che gran canzone. Però poi mi guardo intorno e non riesco a trattenere una sensazione di disgusto, come di una persona che si trova per caso a fare la clack in una puntata di TRL. D’accordo, il mio amore per gli Oasis è un riflesso di quello che provavano le persone che mi hanno fatto ascoltare i loro primi dischi, non l’ho mai vissuto al presente, nel ’94 avevo dieci anni e di certo non ho potuto cogliere l’impatto del loro ingresso sulla scena musicale britannica e mondiale. Ma qui stiamo esagerando; live forever è senza dubbio più anziana della metà delle persone che mi circondano.
Mi viene da pensare ad un’intervista di qualche anno fa di Noel Gallagher, concessa a Sua Idiozia Enrico Silvestrin, in cui si lamentava, con l’eleganza retorica che gli è consueta, delle orde di ragazzini che affollavano i loro concerti. “Che gran cazzone”, penso. Il fallimento degli Oasis si manifesta in tutta la sua decadenza di fronte ai miei occhi, tanto sopra quanto sotto al palco. Liam Gallagher si sfrega il pacco più volte, che gran gesto provocatorio, per l’ilarità imbarazzata delle bimbe che ora sono il suo pubblico. Eppure degli Oasis rimane la forza del loro passato. La carica di “Bring it on Down”, ignorata completamente dalla maggior parte dei bambini, che al contrario si esaltano per l’inascoltabile “Lyla”. La dolcezza di “Masterplan” e degli altri classici dei ragazzi di Manchester, momenti in cui sei quasi contento di esserci stato, canzoni che nella loro scaletta si mescolano in maniera imbarazzante al resto del repertorio. Dal vivo le canzoni del loro ultimo disco si manifestano esattamente per quello che sono: completamente inutili. L’arroganza sfacciata dei due fratelli non è più divertente, non è più provocatoria, è semplicemente ridicola. In particolare il frontman sembra un pagliaccio sboccato, incredibilmente inconsapevole di quanto è grottesco il suo atteggiamento rispetto all’audience a cui è rivolto.
Il fatto, Noel, è che se scrivi canzoni per ragazzini, saranno i ragazzini ad ascoltarle. Sei finito, purtroppo. E sei finito male. Qualcuno diceva: “it’s better to burn out than to fade away” . Non aveva torto.
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