La band dei fratelli Tardy è una delle più seminali, grezze, violente e brutte mai esistite in ambito Death metal. Quando ancora le frangette, i cuoricini, i tatuaggetti,le sopracciglia rifatte se ne loro posto nelle pagine del settimanale "cioè". Quando ancora il Death metal era violenza, capelli lunghi e abbigliamento improbabile. Quando la lunghezza dei peli del naso (visibile anche da molto distante) era parte integrante e non voluto di ogni band estrema che si rispettasse. Ma oltre ai peli del naso incredibilmente lunghi, John Tardy sfoggia una voce che non ha eguali (almeno nel mondo dei vivi): nè growl e nè scream, anzi la leggenda vuole che sia proprio la timbrica del suo parlato quotidiano. Questo marchio di fabbrica, insieme al riffing malato dei due chitarristi Allen West e Trevor Peres, sarà fondamentale per distinguere gli Obituary dalle centinaia (più o meno utili) altre band dello stesso genere.

Un sound unico, che trae notevolmente ispirazione dal thrash death degli albori (Celtic Frost-Slayer-Venom) le cui radici erano ancora intrise dell'attitudine Punk Harcore dei primi anni 80. In Venticinque anni i 5 di Tampa (insieme ad altre storiche band come Morbid angel, Death, Deicide) hanno portato alto il nome del Death metal "made in Florida", e hanno prodotto capolavori assoluti come "Cause of Death" e "The end complete". 

Seguendo il sentiero battuto con il precedente "World demise", con "Back from the dead" del 1997 gli Obies producono una raccolta di canzoni dallo stile ancora più diretto, spesso più lento e cadenzato, ma altrettanto malvagio e dall'atmosfera inquietante. Un'evoluzione che porta il sound ad un maggiore impatto, senza incappare (come è accaduto spesso e volentieri) nella banalità o, peggio, in improbabili contaminazioni (rabbrividisco pensando a come migliaia di band hanno scimmiottato per anni Roots dei Sepultura).Su queste coordinate si muovono la stupenda "Lookdown" e la claustrofobica title track, la groovy "Rewind (non quella dell'ex rocker di Zocca) e le punkeggianti "Threatning skies" (opener devastante) e "Download" . Trascurabile la versione rap di "By the light" (Bullituary) che strappa comunque un sorriso a chi pensa che i nudi e crudi del genere si prendano troppo sul serio.

Diciamo pure che fino a" BFTD" gli Obituary riescono nell'impresa di portare a casa 5 grandi album di fila senza sostanziali cali di qualità, rinnovando e non snaturando il proprio sound. Forse non il capolavoro della band, ma sicuramente un album apprezzabilissimo per la sua sincerità, e che se soprattutto paragonato agli album metal delle nuove leve con lo smalto e i tatuaggi di Hello kitty, ci fa rimpiangere la sana puzza di ascelle dei quattro redneck della Florida.

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