Andare avanti guardando indietro sembra esser divenuto un Leit-Motiv per me, nella vita privata quanto nelle mie preferenze musicali scorrono ormai svariati binari paralleli che spesso sfilano via appaiati lanciandosi sguardi d'intesa per poi perdersi nel buio di una galleria. Questa schizofrenia rampante me la porto appresso da sempre, ma solo adesso mi rendo conto di quanto si sia rivelata utile nelle mie ricerche discografiche, dove l'ovvio e l'incomprensibile vengono quotidianamente fiutati, assimilati con l'udito e immediatamente distribuiti in tutto il corpo come un infallibile toccasana.

Quando però capita di imbattermi in qualcosa di molto speciale, l'istinto mi porta automaticamente ad approfondire il contenuto nei minimi dettagli: raramente ho incontrato ostacoli, ma devo riconoscere di aver fatto una fatica immane a entrare nell'immaginario di alcuni artisti così contorti e affascinanti al tempo stesso da lasciarmi ancora oggi con una serie di quesiti insoluti. Tutto questo non puo' che rendere difficile una recensione altrimenti trattabile con slancio, ma se le mie dita scorreranno veloci fino alla fine sulla tastiera, vorrà dire che, comunque vada, avrò accettato un "singolar tenzone" con Danny Elfman.

Un duello su un palcoscenico è quello che mi aspetta, ma non sono i riflettori puntati a farmi paura, semmai i multipli sguardi dei Mystic Knights Of The Oingo Boingo, compagnia teatrale tra il serio e il faceto con un piede nella satira e l'altro nel novero dei Rockers-Wannabe di estrazione Zappiana. Ciò che resta di un folto nucleo dalla lunga gavetta sono sedici occhi fiammeggianti a tenermi d'occhio mentre i roadies finiscono di piazzare i loro strumenti. Elfman si avvicina a piccoli passi munito di registratore a tracolla, col microfono in mano, fino a premere il suo trucco luciferino contro il mio setto nasale, porgendomi quel vecchio fardello e fiatandomi: "Ecco, queste sono le tue armi, chiedimi quello che vuoi...e non sgarrare!". Ora capisco, non è un duello, è un'intervista, e io che pensavo....

Un breve brass riff, un colpo secco, e la melodia di Little Girls riecheggia nel teatro vuoto, nella mia mente si riformula un dubbio da sempre lasciato a metà: "Danny, perche' un pezzo cosi' perfetto e immediato non ha avuto il riscontro che meritava?...E perche' il video era stato bandito all'uscita?". "Uhhhmmm....ancora non lo sai? Allora senti un po', a me piacciono le minorenni belle fresche e vogliose, ci faccio quello che voglio a loro rischio e pericolo, un po' come quel porco che da voi vorrebbe ancora fare il Presidente Del Consiglio, e se canto che potrebbero anche rimanerci secche....Oh oh....I'in trouble....Oh Oh...I'm in a nightmare tooooooooo.......". Accidenti, ora mi rendo conto che Hey Nineteen degli Steely Dan aveva un testo buono solo a stuzzicarsi i denti, ma non faccio in tempo a riflettere che le oblique tastiere di Perfect System mi mandano in un'altra direzione: "Danny, mi sembra che il testo sia in realta' un accorato excursus verso un perfetto regime totalitario!" "Ahhh, caro ragazzo, cosa vuoi che ti dica se non ....We're brothers 'til the end!". Suggestivo, ma non capisco ancora se vuol fare sul serio o si sta prendendo gioco di me, Che belli i cambi di tempo con quei contrappunti fiatistici a imbastire la struttura di Capitalism: "Hey Danny, ma quella frase: You're just a middle class, socialist brat from a suburban family, and you never really had to work, and you tell me that we've got to get back, to the struggling masses  (whoever they are) e' una vera invettiva contro l'intera sinistra politica!" "Ascolta bene...e secondo te per quale motivo l'avrei scritta?". Sara', ma non mi persuade, abituato ai soliti testi-denuncia a senso unico, da Dylan a Springsteen, sempre dalla parte degli oppressi, queste risposte suonano tanto sibilline quanto fuorvianti. Alla terza stoccata ho perso il duello, abbassando le braccia, quella tracolla, scivolando a terra decreta la mia sconfitta.

Ma è pur sempre un concerto degli Oingo Boingo, allora mi piazzo in prima fila, ho tutto lo spazio che voglio e sono l'unico spettatore...stanno suonando per me.

Sfilano via tutti i pezzi di Only A Lad, primo di un trittico di meravigliosi album: What You See, tre minuti di autentica follia con inclusi almeno una decina di spunti da creare un intero album, la Title Track, dinamica e ossessiva, ma ho perso l'occasione per capire se il giovane assassino del testo fosse realmente confuso o se la sua infanzia difficile lo avesse portato a un simile gesto...chissa'!  Il finale di Nasty Habits, infinito botta e risposta sull'assuefazione masturbatoria, è un tour de force senza pari considerando il 1981 dell'uscita: il quartetto fiati imbastisce uno show che associa la ritmica processione della Santa Vergine Del Pilar, portata a spalla energicamente per le vie di Tijuana da un gruppo di prestanti uomini strafatti di coca, aile convivialità alcooliche della banda di Goran Bregovic, reduce dall'ultimo funerale commissionato, nient altro da dire tranne...ascoltatelo!

Finito lo show, i miei applausi riecheggiano come colpi di martello, infine, stordito ma ancora emozionato, mi incammino verso l'uscita. Riesco appena a percepire la frizzantina aria esterna quando una mano si stampa sulla mia spalla: "Hey Barracuda...i was only joking!"....."Si.....Vaffanculo Danny!"

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