Okkervil River
The Silver Gymnasium

Diamo un paio di coordinate spazio-musicali: band texana poco conosciuta in Italia ma tra le maggiori rappresentanti del cosiddetto pop-rock indipendente, qui al suo settimo album in studio. Come già fatto in passato dagli Arcade Fire con “The Suburbs” il disco si sviluppa come un piccolo grande diario ricco di immagini malinconiche, dove la voce del cantante Will Sheff ci porta a braccetto lungo i sentieri dei propri ricordi personali d’infanzia e crescita. Conosceremo amici, personaggi bizzarri, amori, storie e sogni di un micromondo tipico di migliaia di cittadine americane, alla fine per nulla lontano da quello che può essere capitato ad ognuno di noi. Come sempre la capacità narrativa di questo gruppo è accompagnata da una tendenza a fare indie rock mai banale, in questo caso senza aver paura di avvicinarsi ora ad atmosfere alla David Bowie, ora addirittura a confrontarsi con lo ska (indie-ska?). La scelta musicale volutamente retrò di certi brani è chiaramente cercata per accompagnare i ricordi di chi come il cantante è cresciuto negli anni ottanta, quando ancora da ragazzini si aspettava alla radio che passasse la canzone del giorno, pronti come lupi famelici a fiondarci sul tasto “rec” dello stereo per averla sempre con noi nei giorni a venire. Chi ancora non li conosce potrà avvicinarsi a loro proprio con quest’album, diciamo meno “rischioso” e “isterico” di altri e più “tranquillo” e “commerciale”; chi ha già avuto la fortuna di scoprirli da tempo si sentirà invece a suo agio magari con un po’ di amaro in bocca di fronte ad un disco minore.