Uscito ad un solo anno di distanza dal precedente "The Stage Names", questo lavoro era stato inizialmente concepito come la sua seconda parte, a formare quindi un doppio lp.

Come nel primo, anche in questo, ci imbattiamo in canzoni che toccano tutte le corde care al cantante Will Sheff (autore di tutti i brani e di tutti i testi): dal senso di perdita, al viaggio, agli affetti, al rapporto con i fans, alla vita on the road, al cinema come occhio e passione attraverso cui "vedere" la vita.

Messo tutto assieme appare per l'ennesima volta come un'altra pagina del diario di questo lucido e visionario cantante, capace di adattare un lessico colto e complesso a canzoni leggere ma che ti si attaccano il più delle volte addosso.

Il tutto pieno delle solite sfumature sonore fatte di violini, archi, trombe, mandolini, maracas e quant'altro (tra tutti si alternano diciannove membri a completare l'album).

"Lost Coastlines" si staglia come un faro su tutta la durata del lavoro come a indicare che la via presa è quella giusta e dove la voce di Sheff si alterna magicamente a quella del polistrumentista Jonathan Meiburg in una malinconia infinita che rischia di offuscare, messa così all'inizio, il resto dell'album.

Ma non c'è pericolo perchè poi arrivano altri "instant classic" come "Starry Stairs" o "On Tour With Zykos" o la spensieratezza pop di (ehm...) "Pop Lie".

Altro viaggio intenso e poetico di una band che continuo a ritenere sottovalutata e snobbata da troppo tempo. Possibile che facciano tremare solo me?

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