Se vi chiedeste a riguardo dell'esistenza di Dio, quali parole potrebbero mai uscirvi di bocca?

Bestemmie molto probabilmente, figure retoriche da affidare all'odore acre e sporco della condensa su di un bicchiere di birra, posato sul tavolino di chissà quale pub dimenticato da chiunque, Dio stesso.Vi guardereste bene, dal parlarne bene, e forse, non fareste nemmeno male, tuttavia, innegabilmente, in fondo a quell'ammasso di ruggine che è cuore ed orgoglio, provereste la solita immortale sensazione: paura. Anzi, Terrore.

Di cosa? 

Del fatto che in questa palla di roccia sputata sui neri golfi dell'universo, il Caos, regni sovrano.

E che voi, quanto me, non potete farci proprio un bel niente. Che lo desideriate, o meno.

Da questi concetti parto giustamente quindi, per dire che Al Cisneros è una persona che merita rispetto. E non lo dico per niente. Mettiamola così: un conto è inventare dal nulla vent'anni or sono, un genere che ha salvato le esistenze di incalcolabili quantità di persone, e magari poterci campare sopra per Reich millenari; un altro invece, è mandare affanculo i soldi, la fama e le prevedibili "gioie" (?) della notorietà, per continuare la ricerca di una vita, iniziata con i dimentichi e dimenticati Asbesthos Death, e filtrata nonchè passata attraverso i pluri-copiati e meravigliosi Sleep. Per questo, le persone come Al Cisneros, in tempi pestiferi come quelli attuali, meriterebbero una statua di basalto nero da poter venerare.

Dio, Al Cisneros e gli Om, sono tutto ciò che allora, in virtù dei quesiti che mi sono posto, potrete trovare entro le desolate lande desertiche di "God Is Good", nuova fatica data alla luce, particolarmente rivoluzionaria nella discografia monolitica dei figli dell'aum'infinito. E vi svelerò di più: quello che troverete, molto probabilmente, una volta per tutte, eliminerà a schiera tutta quella serie di persone che senza distorsioni non osano slegarsi i capelli e dare di testa in onore dell'"assurdo". E credo proprio di non sbagliarmi riguardo a ciò.

Passiamo all'album: "Thebes" (19:09 minuti) è quello chè non vi aspettereste mai. Poichè è la spirituale linea conduttrice neo-fabbricata a rendere gli Om sempre più vicini a toccare Dio con un dito. Rasentante il più sacro dei riti misterici, il pezzo è una cavalcata aerea della Palestina che ognuno di noi porta con sè dai tempi del catechismo, dove nulla o niente può impedire di generare brividi di spavento per l'impressione che ci sovviene, nel constatare di stare viaggiando in rotta verso l'avanti Cristo. La voce, soffusa e salmodiante, è quello che più mi stupisce questa volta, senza dimenticare la struttura musicale, attentamente curata e rifinita, come mai in precedenza nei lavori più celebri del duo-rigeneratosi. "Meditation Is The Practice Of Death" (6:52) è invece pura musica cerimoniale, intenta a celebrare l'infinito del cosmo e dello spirito, ancor più verosimilmente grazie all'aggiunta di flauti arcani cabalistici, cui lasciarsi affidare per liberare mente, corpo, occhi ed orecchie. Pura estasi. "Cremation Ghat I" e "Cremation Ghat II" sono, al contrario delle prime due tracce, esempio immediato di come si possa riuscire a racchiudere in pochi minuti di tempo, l'estro di saper mischiare a dovere e con maestria il ritualismo pre-ebraico all'occulto e silenzioso suono del basso ritmato e sospinto da bacchettii profetici di percussioni soffici e selvagge come mai percepito prima. 

Questa volta, devo ammetterlo: per essere solo 4 tracce, è un lavoro maturo, profondo, introspettivo, misterico ed egizio allo stesso tempo.

Quanto al resto, io non credo che Dio sia veramente buono come i due cercano di comunicarci in quest'album, tuttavia, quasi certamente, con loro lo è stato. E allora lasciate che questo cd esprima con grazia, eleganza e profondità, un concetto la cui ricerca ritengo essere doverosa e preziosa: la pace dei sensi tutti e della mente. 

Un cd che non vi dimenticherete facilmente. 

Nella buona, o nella cattiva sorte.

 

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