Mi sono formato sugli intarsi di J.S. Bach, ho preparato il diploma sulla strega “Baba Jaga” grazie ad un avvinazzato come il Modest(o) Musorgskij e la trasposizione dei “Quadri da un’esposizione - Ricordo di Viktor Hartmann” di E.L.P. é stato per me il più semplice dei passi da compiere.

L’avvicinamento al Prog Rock è stato naturale (così come l’avvicinamento all’alcool) ed è tuttora in corso, grazie anche a gruppi di nuova creazione come gli “On the Raw” (o a birrifici come “Baladin” o “32- Via dei Birrai).

Matrice spagnola e Barcellona come base delle operazioni musicali per la band formata da Alex Ojea (Harvest) alla batteria, Jordi Amela (Rara Avis, Dracma, Harvest) alle tastiere, Jordi Prats (Rara Avis, Dracma, Harvest) alle chitarre, Pep Espasa (Apple Smell Colour e collaborazioni con Lidia Pujol) ai sassofoni e flauti, Toni Sánchez (The Wheels) al basso.

Mi soffermo su alcuni dei nove brani di cui è composto il primo album della band spagnola, ma chiarisco che ciò non sta a significare che gli altri che non menziono siano scadenti:

- “Big City Awakes”, brano che apre e dà il titolo all’album, ha passaggi che mi ricordano moltissimo la “Intro & Theme” di “House of Cards” scritta da Jeff Beal, mentre lo scambio di temi tra flauto e tastiere è sicuramente melodicamente molto piacevole.

- In “Day 49” il climax ti coglie negli ultimi tre minuti, momento in cui l’onirismo del solo del flauto viene spezzato da una energica entrata di chitarra, alla quale si collegano dapprima la tastiera, poi il basso ed infine il sax, il tutto sinergicamente sostenuto dall’incedere dei tom e lo stridio dei piatti.

- “On the Raw” è sicuramente il brano più rock di tutti, quello che rispecchia maggiormente l’identità dei tre ex-Harvest

- “Dreams in a Box” é probabilmente il brano che soddisfa maggiormente il mio gusto per incastri ritmici e pulizia dei suoni, poi la virata verso melodie alla Didier Malherbe esalta il mio gradimento

- ascoltando “Everything Will Come” potresti chiederti se Ian Anderson e gli Spyro Gyra abbiano fatto una collaborazione recente

- nell’ultimo brano, “Looking for my Mr. Hyde”, compare l’arpa di Oriol Màs e le voci de “Les Fourchettes”, negli ultimi minuti di brano, per chiudere alla grande un buonissimo album d’esordio.

L’album distribuito da Red Phone Events da marzo dell’anno appena trascorso (2017) racchiude tanto di quello che è il Prog, ma fonde strutture Jazz con elementi distintivi in termini di elettronica. Le tastiere Korg e Novation di Amela sono un collegamento perfetto tra i riff di chitarra di Prats (molti dei quali mi rimandano a Larry Carlton) e l’incedere degli assoli di Espasa.

Quello che mi è piaciuto di questo album è che è pieno, ma non risulta mai “overplayed” (magari live questa impressione potrebbe scadere); tutto è al suo posto, ogni singolo stacco, ogni singolo strumento (qui molto bravi in fase di mixaggio e produzione), ogni singola idea è lì dove deve essere, il tutto sostenuto con grande gusto da Ojea. Belle melodie, progressioni armoniche piuttosto immediate e gradevoli anche per un orecchio non particolarmente allenato.

Potrebbe sostenerti mentre fai le pulizie di casa, potrebbe accompagnarti in momenti di studio o lavoro, potrebbe soddisfarti in 50’ di ascolto… sorseggiando una birra, ma di sicuro non ti deluderà.

Carico i commenti... con calma