A vederli non te l'aspetti. Hanno l'aria calma, pacata, da nerds. Fat Bobby (o Bobby Matador) sembra un esperto di computer, Baby Jane (o Hanoi Jane) ha un sorriso pacioccone, a Kid Millions manca solo lo scotch a tenere insieme gli occhiali. Poi salgono sul palco. Si montano gli strumenti da soli. Si rifugiano nel backstage per un paio di minuti (dove so che ad aspettarli ci sono due litri di rosso). E tornano sul palco. Ti scuotono. Ti ipnotizzano. Ti rapiscono.
Baby Jane si muove agevolmente tra basso e chitarra e comincia a sudare ancora prima di cominciare a suonare. Fat Bobby (che fat non è) picchia sulla tastiera (l'organo?) con una cattiveria infinita. Ma lo spettacolo è dietro la batteria: partono gli occhiali e uno spirito animalesco s'impossessa di Kid Millions. Attaccano con Each One Teach One in una lunga e delirante extended version. Dieci minuti di cavalcata ipnotica. Inizia il viaggio attraverso la loro discografia: Secret Wars (Capt Bo, Caesar's Column, $50 Tea), il nuovissimo The Wedding (Did I Die che picchia come poche e Lavander), gli EP (Summerland, Privilege). C'è anche People of the North nella veste psichedelica che ha in Anthem of the Moon a discapito della versione acida di Each One Teach One.
Una decina di pezzi che si allunga e si deforma, protraendosi in un crescendo orgasmico. Suonano Up W/ People, l'ultimo (ed inedito) pezzo in scaletta, tra le proteste del pubblico che ne vuole ancora. Applausi ed urla li fanno tornare per un bis. Baby Jane annuncia sornione "Questa canzone è degli Oneida e non dei Grateful Dead" ed attaccano con Snow Machine. Salutano e ringraziano Roma per l'ennesima volta ma Roma non ne ha ancora abbastanza. Chiamati a gran voce tornano e soddisfano il sogno di molti: you've got to look into the light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light light…
Sheets of Easter li sfianca. Dopo quasi dieci minuti di "light light light…" non riuscirebbero a suonare un altro pezzo nemmeno sotto minaccia armata. Ma Roma ora è soddisfatta. Guarda dentro la luce e spera che gli Oneida non infrangano la promessa di tornare l'anno prossimo.
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