E' quantomeno disgustoso pensare che Daniel Lopatin abbia abbandonato, quasi senza remore, lo scettro dell'avanguardistica secolare. Il fatto di aver abbandonato la maggior parte delle sue inquietudini, di aver tralasciato l'aleatorietà dei suoi suoni e aver integrato le parti vocali nel suo progetto, alle orecchie dei fans (e non) potrebbe risultare una macchia troppo grande da sanare.Le immagini, però, non cambiano e la maturazione artistica e sonora ha raggiunto decisamente il suo culmine, i suoni tipici di OPN ci sono: dal sinistro clavicembalo, all'organo sacro, dal brass cosmico al rumore bianco controllato.

.---- E' una giornata soleggiata, buggata, steso su sabbie #2A6FA2​ mentre il mercurio s'addensa e si liquefa al solo sguardo. Appiatito a terra posso essere raccolto come gelatina con una forchetta, disperso nell'etere. La reggia neoclassica appena sollevata dal vento ha un moto orizzontale impercettibile, forme spigolose compenetrano tra loro, un'orgia poligonale.

Possiamo affermare che l'ossessione e plasticità kraut s'è fatta pop ed i momenti migliori sono quelli in cui ci sono le voci di Prurient ed Anonhi:
.- L'epicità di Same, una discesa agl'inferi a-là Peter Gabriel.
-...I lampi sincronizzati ad occhi chiusi di Black Snow.
-.-. La ballatona simil-allegra in autotune Babylon che inquieta nei suoi impercettibili cambi semi-tonali su un tappeto Floydiano post Waters.

Il lavoro più accessibile di Daniel Lopatin che dopo il successo della colonna sonora di Good Time si è dato al Vangelismo sperimentale, folk sotto certi aspetti, kraut come sostanza.

--- .--. -. Every object conceals another

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