Nel 1941 Orson Welles, appena 26enne, diresse ed interpretò “Citizen Kane” (Quarto Potere). Il mondo del cinema rimase sbalordito da un’opera tanto complessa, quanto innovativa. Welles tracciò la strada del cinema moderno. Un successo trionfale. Venne proclamato, a ragione, un genio del cinema. Tutti gli appassionati, gli addetti ai lavori e le case di produzione, erano già in fibrillazione per l’opera successiva, si domandavano cosa avrebbe potuto creare.

Tre anni prima, nel 1938, diresse ed interpretò una trasmissione radiofonica, che voleva essere solo un adattamento radiofonico tratto dal romanzo: “La Guerra dei Mondi” di H.G. Wells. Tale evento, scatenò involontariamente il panico tra i radio-ascoltatori, a causa del suo straordinario realismo. La gente credette davvero ad un’imminente “attacco marziano”. Sebbene involontaria, l’invasione aliena di Orson Welles può essere considerata, ancora oggi, come la più grande fake-news dell’era moderna.

Il clamore fu enorme, Welles salì di prepotenza agli onori della cronaca al punto che la RKO gli propose un contratto per realizzare 3 lungometraggi ad Hollywood.

Incontrò però moltissime difficoltà, il periodo storico (seconda guerra mondiale) non era favorevole e le sue idee e tecniche registiche erano considerate rivoluzionarie per l’epoca.

I suoi progetti furono per vari motivi ostacolati, irrisolti, rimaneggiati, soggetti all’imposizione di cambi in corsa… è una storia lunga, complessa e “dolorosa”. All’indomani dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, il Governo degli Stati Uniti inviò Welles a girare un documentario in Brasile, in particolare sul carnevale di Rio per questioni “politiche”. In Brasile, il dittatore dell’epoca pare avesse simpatie filo-naziste... Il tutto mentre stava girando l’ambizioso: “L’orgoglio degli Amberson” che subì un taglio di 50 minuti ed al quale venne imposto l’happy ending.

Ed arriviamo ad IT’S ALL TRUE. Welles, vulcano di idee, aveva in cantiere, tra le altre cose, il progetto di un docu-film composto da due episodi ispirati al documentarista Robert J. Flaherty.

Welles iniziò ad elaborare la cosa, riadattando IT’S ALL TRUE alla nuova location brasiliana ed iniziò a progettare un docu-film in tre episodi: "II Carnevale di Rio", imposto dal governo, "My friend Bonito", la storia dell’amicizia tra un bambino messicano ed un vitello ma che nel docu-film diventerà il racconto dell’usanza di battezzare i cuccioli di animali di fattoria, in un culto cattolico-pagano in voga all’epoca nelle favelas brasiliane. Le riprese del carnevale, realizzate con mezzi di fortuna, vennero aspramente criticate dalla produzione “noi vediamo solo selvaggi che zompano!” …questo perché Welles riprese il vero carnevale brasiliano e non quello “turistico”.

Il terzo episodio che aveva in mente era la rappresentazione del culto dei riti Voodoo che però non venne mai girato perché prima dell’inizio delle riprese la RKO bloccò la produzione e comunicò a Welles che IT’SALL TRUE “non s’ha da fare”. Il negromante, capo spirituale che avrebbe officiato ai rituali voodoo rimase molto, molto offeso dall’affronto apprendendo la notizia direttamente da Welles nel suo ufficio. Welles fece di tutto per continuare le riprese, uscì dal suo ufficio per telefonare, per convincere la RKO a tornare sui suoi passi ma invano. Quando tornò in ufficio, il capo vodoo era sparito e sulle pagine della sceneggiatura, dalla prima all’ultima pagina, v’era conficcato uno spillone alla cui sommità pendeva un filo di lana rossa. La maledizione voodoo.

Ad ogni modo Welles, contro tutto e tutti, decise di rimanere in Brasile e venne totalmente rapito, affascinato e stravolto da questo mondo, tanto che ebbe a dire una cosa come: “il ritmo del jazz impallidisce davanti alla samba”.

Nonostante il budget ormai ridotto all’osso, restò lo stesso per “girare” anzi per “creare”…è proprio il caso di dirlo. Rimase dunque in Brasile contro la volontà della RKO, che successivamente, lo licenziò.

E fu così che realizzò, lo stesso, il terzo episodio, ispirandosi ad un fatto realmente accaduto in Brasile, poco tempo prima del suo arrivo. Si tratta della straordinaria, leggendaria ed irripetibile impresa di quattro jangadeiros. I jangadeiros erano pescatori brasiliani, poverissimi, che ogni giorno si guadagnavano da vivere su zattere di fortuna pescando in mare aperto. Questi pescatori erano sfruttati, malpagati, non avevano assistenza sociale, sanitaria, non avevano la pensione, non avevano nulla.

I 4 eroi, non riuscirei a definirli diversamente, partirono con la loro zattera alla destinazione di Rio de Janeiro, per parlare direttamente col governo a nome della categoria. Percorsero, lungo la costa, 1600km in 61 giorni e man mano che procedevano e sostavano brevemente nei vari porti cittadini, la loro fama aumentava a dismisura. All’arrivo a Rio, una folla di centomila persona li attese per festeggiarli…

Le bobine del girato vennero trovate in una cineteca solo nel 1985, anno della sua morte. L’uomo che le visionò, non ricordo il nome, le trovò assolutamente straordinarie e solo vedendole disse: “ma questo è Orson Welles!”.

Nella parte centrale del documentario, 45min- su 90 totali, è dunque possibile vedere questo episodio, l’impresa dei Jangadeiros interpretata proprio dai 4 pescatori originali e non da attori. Welles rimase mesi nel villaggio ed elaborò tecniche di ripresa incredibili con mezzi di fortuna. L’episodio è a dir poco straordinario, l’intero villaggio interpretò se stesso nella riproposizione della vita di tutti i giorni, le donne nelle baracche a cucire, rammendare, ad intrecciare i cestini di legno per contenere il pesce, i bambini che giocano in riva al mare, gli uomini sulle zattere a pescare, il tutto girato in modo “cinematografico” dal genio di Orson Welles, che visse in quei villaggi per mesi e che conosceva tutti per nome che amava tutti e da tutti era amato. Un’opera unica ed irripetibile all’interno della quale Welles inserì perfino una storia d’amore ed il matrimonio di due giovani. Il sonoro, la colonna sonora (brasiliana) sono sbalorditivi. Fatevi bastare queste poche ultime righe ai fini della “recensione” perché questa, l’avrete capito, non è una recensione, è il racconto dell’impresa di un artista che per amore e passione non cede a nessun compromesso e continua la sua opera senza una sceneggiatura senza mezzi ma solo con la forza del suo ingegno e della sua volontà.

Durante le riprese nel porto di Rio, i 4 pescatori che compirono l’impresa, vennero travolti da un’onda improvvisa, anomala, gigantesca. Mentre volavano in aria, uno dei quattro, il leader Jacarè, colui il quale venne ricevuto dal dittatore lo stesso giorno del loro arrivo a Rio e considerato successivamente un “pericoloso comunista” salutò la folla con la mano. I 4 vennero immediatamente soccorsi ma Jacarè, proprio lui, morì. La maledizione voodoo era compiuta.

"...certo, si può vivere lo stesso senza aver fatto certe esperienze, ma sinceramente ...lo sconsiglierei." Orson Welles.

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