La rassegna #buzz questa volta ci porta direttamente in California, Orange County, sulla bellissima west coast. Un disco che, se chiudiamo gli occhi, possiamo sognare il mare e le onde del pacifico alle ore del tramonto e viali alberati che costeggiano la spiaggia con un sacco di belle ragazze che pattinano in costume e che non aspettano altro di dedicarsi alle attività consuete del posto: assumere acidi e praticare sesso libero.
Discone ovviamente suggerito da @[ALFAMA], il migliore dj del Debasio.
Beat of the Earth - Beat of the Earth (Radish, 1967)
Un esemplare unico nella psichedelia della west coast anni sessanta a opera di Phil Pearlman, personaggio fondamentale nella scena californiana (Electronic Hole, Relatively Clean Rivers...) che qui è coadiuvato nella realizzazione del disco dal tecnico Joe Sidore. Come molti dei dischi dell'epoca (vedi i Cromagnon), questo capolavoro è stato riscoperto tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta e oggetto di diverse ristampe negli anni. Direttamente da Orange County nella California meridionale, l'ensemble guidato da Phil Pearlman dà vita a questo disco eponimo che si compone di una unica composizione divisa in due parti ("This Is An Artistic Statement"). Una sessione scatenata di musica psichedelica ossessiva e garage quanto e più della "Sister Ray" dei Velvet Underground ma allo stesso tempo intrisa di quello sciamanesimo psychedelic-blues tipico dei Doors, senza contare il ruolo decisivo dell'organo elettrico. Il sound è sicuramente caratteristico della fine degli anni sessanta, quindi dire che questa opera fosse in anticipo sui tempi non sarebbe corretto: quello che possiamo dire però è che è stata sicuramente "puntuale". Un'opera dal valore universale che di conseguenza possiamo ascoltare ancora oggi e stupirci per la sua grande bellezza e inventiva.
“The Beat of the Earth” (Usa, 1967) de The Beat of the Earth
Discone ovviamente suggerito da @[ALFAMA], il migliore dj del Debasio.
Beat of the Earth - Beat of the Earth (Radish, 1967)
Un esemplare unico nella psichedelia della west coast anni sessanta a opera di Phil Pearlman, personaggio fondamentale nella scena californiana (Electronic Hole, Relatively Clean Rivers...) che qui è coadiuvato nella realizzazione del disco dal tecnico Joe Sidore. Come molti dei dischi dell'epoca (vedi i Cromagnon), questo capolavoro è stato riscoperto tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta e oggetto di diverse ristampe negli anni. Direttamente da Orange County nella California meridionale, l'ensemble guidato da Phil Pearlman dà vita a questo disco eponimo che si compone di una unica composizione divisa in due parti ("This Is An Artistic Statement"). Una sessione scatenata di musica psichedelica ossessiva e garage quanto e più della "Sister Ray" dei Velvet Underground ma allo stesso tempo intrisa di quello sciamanesimo psychedelic-blues tipico dei Doors, senza contare il ruolo decisivo dell'organo elettrico. Il sound è sicuramente caratteristico della fine degli anni sessanta, quindi dire che questa opera fosse in anticipo sui tempi non sarebbe corretto: quello che possiamo dire però è che è stata sicuramente "puntuale". Un'opera dal valore universale che di conseguenza possiamo ascoltare ancora oggi e stupirci per la sua grande bellezza e inventiva.
“The Beat of the Earth” (Usa, 1967) de The Beat of the Earth
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