10+10 Pisciatori controvento. 19) Alvin Dahn Alvin Dahn - Don't Throw Your Dreams Away (Music Video)
“It’s Time” di Alvin Dahn è un fottuto capolavoro.
La sola “Don’t Throw Your Dreams Away” basterebbe a spiegare perché io amo così tanto questo disco: è la canzone-simbolo, il pezzo che da solo spiega chi sono davvero i “pisciatori controvento”, cosa ci sia davvero dietro la poetica dell’outsider music.
Ma “Itis Time” non è solo quel pezzo, dentro c’è di tutto: ballate country, schitarrate metal, pop barocco, rock da camera….
Se Alvin non è al numero uno di questa lista è solo perché al numero uno c’è il massimo del massimo! Ma lui è giusto un pelino, solo un pelino, sotto.
Il nostro Alvin Schuyler Dahn, nei ’90, faceva il bidello dalle parti di Buffalo, quando fu raggiunto dalla “chiamata”. Si convinse di essere il nuovo John Lennon e che quello era il momento giusto per lui.
Poco importava che fosse un musicista (molto) autodidatta e piuttosto improbabile ed un cantante, diciamo così, “ineducato”. Lui ci credeva!
Così si fece prestare dei soldi e diede fondo a tutti i suoi risparmi e registrò il suo disco. Il disco che Daniel Johnston e Brian Wilson avrebbero fatto se si fossero fusi in un solo corpo.
Chiamò persino la Buffalo Philarmonic e lui si cimentò su quasi 50 strumenti diversi.
Risultato: i soldi finirono prima che il disco fosse completato. Alvin perse il lavoro, la moglie, la casa e tutto il resto. E il disco non girò neppure tra amici e parenti.
Però, di quella follia monumentale e dello strano “custode musicista” qualcuno cominciò a parlare. “It’s Time” divenne un piccolo culto sotterraneo.
Ora su Wikipedia e su qualche sito, si narra che il disco di Alvin fosse stato prodotto dal noto (in America) attore-scrittore-artista-musicista Geoffrey Giuliano. Notizia sbagliata (tanto per cambiare), ma è vero che Giuliano (tra le altre cose anche critico musicale e biografo di musicisti) lavorò ad un documentario su Alvin, “Let Your Mind Out”.
La cosa arrivò alle orecchie del solito Irwin Chusid che volle Alvin in una delle sue compilations di “outsider music”, ma Irwin scelse proprio una delle canzoni più improbabili di quel disco: "You're Driving Me Mad", un pezzo hard rock che Alvin compose mentre si separava dalla moglie (una separazione molto dolorosa). Il pezzo più sbagliato, più lontano dalla poetica di Alvin che si potesse scegliere.
L’effetto furono le solite grasse risate (ed io sospetto che, alla fine, a Chusid questo interessi: fare scalpore, mostrare i freaks, farsi due risate, piuttosto che supportare – davvero – questi musicisti), si andò da chi lo sfotteva chiamandolo Dahn Halen a chi parlò di “un pezzo metal cantato da Ned Flanders”.
Oggi Alvin non suona più.
Qualcuno lo dice finito in un pensionato per single, qualcun altro risposato ed impiegato alla mensa comunale.
Di certo vive ancora a Buffalo ed è ancora pieno di debiti.
E, forse, ha gettato via i suoi sogni.
Ma resta questo disco stupefacente.
Stupefacente, credetemi.
“It’s Time” di Alvin Dahn è un fottuto capolavoro.
La sola “Don’t Throw Your Dreams Away” basterebbe a spiegare perché io amo così tanto questo disco: è la canzone-simbolo, il pezzo che da solo spiega chi sono davvero i “pisciatori controvento”, cosa ci sia davvero dietro la poetica dell’outsider music.
Ma “Itis Time” non è solo quel pezzo, dentro c’è di tutto: ballate country, schitarrate metal, pop barocco, rock da camera….
Se Alvin non è al numero uno di questa lista è solo perché al numero uno c’è il massimo del massimo! Ma lui è giusto un pelino, solo un pelino, sotto.
Il nostro Alvin Schuyler Dahn, nei ’90, faceva il bidello dalle parti di Buffalo, quando fu raggiunto dalla “chiamata”. Si convinse di essere il nuovo John Lennon e che quello era il momento giusto per lui.
Poco importava che fosse un musicista (molto) autodidatta e piuttosto improbabile ed un cantante, diciamo così, “ineducato”. Lui ci credeva!
Così si fece prestare dei soldi e diede fondo a tutti i suoi risparmi e registrò il suo disco. Il disco che Daniel Johnston e Brian Wilson avrebbero fatto se si fossero fusi in un solo corpo.
Chiamò persino la Buffalo Philarmonic e lui si cimentò su quasi 50 strumenti diversi.
Risultato: i soldi finirono prima che il disco fosse completato. Alvin perse il lavoro, la moglie, la casa e tutto il resto. E il disco non girò neppure tra amici e parenti.
Però, di quella follia monumentale e dello strano “custode musicista” qualcuno cominciò a parlare. “It’s Time” divenne un piccolo culto sotterraneo.
Ora su Wikipedia e su qualche sito, si narra che il disco di Alvin fosse stato prodotto dal noto (in America) attore-scrittore-artista-musicista Geoffrey Giuliano. Notizia sbagliata (tanto per cambiare), ma è vero che Giuliano (tra le altre cose anche critico musicale e biografo di musicisti) lavorò ad un documentario su Alvin, “Let Your Mind Out”.
La cosa arrivò alle orecchie del solito Irwin Chusid che volle Alvin in una delle sue compilations di “outsider music”, ma Irwin scelse proprio una delle canzoni più improbabili di quel disco: "You're Driving Me Mad", un pezzo hard rock che Alvin compose mentre si separava dalla moglie (una separazione molto dolorosa). Il pezzo più sbagliato, più lontano dalla poetica di Alvin che si potesse scegliere.
L’effetto furono le solite grasse risate (ed io sospetto che, alla fine, a Chusid questo interessi: fare scalpore, mostrare i freaks, farsi due risate, piuttosto che supportare – davvero – questi musicisti), si andò da chi lo sfotteva chiamandolo Dahn Halen a chi parlò di “un pezzo metal cantato da Ned Flanders”.
Oggi Alvin non suona più.
Qualcuno lo dice finito in un pensionato per single, qualcun altro risposato ed impiegato alla mensa comunale.
Di certo vive ancora a Buffalo ed è ancora pieno di debiti.
E, forse, ha gettato via i suoi sogni.
Ma resta questo disco stupefacente.
Stupefacente, credetemi.
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