Piccola rassegna in venti parti su Donald Eugene Cherry (1936 – 1995), detto Don Ciliegia.
§ 1. La forma del jazz del futuro.
1959.
Tra la fine degli anni '50 e gli inizi del decennio successivo, il giovane Don Ciliegia suonava la cornetta o tromba tascabile con Ornette Coleman, allora trentenne addetto agli ascensori con un sassofono Grafton in acrilico, ed a fianco (tra gli altri) del contrabbassista Charlie Haden e del batterista Ed Blackwell; incidendo, prima per la Contemporary Records e poi per la Atlantic, una serie di dischi nei quali si stracciava e si frantumava senza pietà il be-bop in una libera invenzione sonora, in un modo di prendere il volo nel quale la direzione della melodia c'era anche se non si vedeva. Lo si potrebbe chiamare free-jazz (dal titolo "Free Jazz: A Collective Improvisation", sessione registrata il 21 dicembre del '60 a New York e pubblicata l'anno successivo) o, ancor meglio, forma del jazz del futuro (dal titolo del primo disco inciso da Coleman e seguito per la Atlantic, "The Shape of Jazz to Come" del 1959). "The Shape of Jazz to Come" esce nello stesso anno di "Kind of Blue", nel quale Miles Davis alla tromba, Cannonball Adderley al sax contralto, Coltrane al sax tenore, Bill Evans al pianoforte, Paul Chambers al contrabbasso e Jimmy Cobb alla batteria sulla 30ª strada a New York stavano dando compiutamente forma al jazz modale. Pochi mesi dopo, Coleman e soci debutteranno (17 novembre del '59) al Five Spot (Cooper Square, NY), proprio dove avevano suonato, due anni prima e solo per qualche mese, Monk e Trane, maestro di disparità ed allievo pronto a recepire il messaggio. Lì, il quartetto di Coleman farà cose da capogiro: prese per il culo o scoperte di un universo sonoro del tutto nuovo? Entrambe, probabilmente.
Ornette Coleman - The Shape of Jazz to Come (1959) - [Smooth Jazz Sax Recordings]
§ 1. La forma del jazz del futuro.
1959.
Tra la fine degli anni '50 e gli inizi del decennio successivo, il giovane Don Ciliegia suonava la cornetta o tromba tascabile con Ornette Coleman, allora trentenne addetto agli ascensori con un sassofono Grafton in acrilico, ed a fianco (tra gli altri) del contrabbassista Charlie Haden e del batterista Ed Blackwell; incidendo, prima per la Contemporary Records e poi per la Atlantic, una serie di dischi nei quali si stracciava e si frantumava senza pietà il be-bop in una libera invenzione sonora, in un modo di prendere il volo nel quale la direzione della melodia c'era anche se non si vedeva. Lo si potrebbe chiamare free-jazz (dal titolo "Free Jazz: A Collective Improvisation", sessione registrata il 21 dicembre del '60 a New York e pubblicata l'anno successivo) o, ancor meglio, forma del jazz del futuro (dal titolo del primo disco inciso da Coleman e seguito per la Atlantic, "The Shape of Jazz to Come" del 1959). "The Shape of Jazz to Come" esce nello stesso anno di "Kind of Blue", nel quale Miles Davis alla tromba, Cannonball Adderley al sax contralto, Coltrane al sax tenore, Bill Evans al pianoforte, Paul Chambers al contrabbasso e Jimmy Cobb alla batteria sulla 30ª strada a New York stavano dando compiutamente forma al jazz modale. Pochi mesi dopo, Coleman e soci debutteranno (17 novembre del '59) al Five Spot (Cooper Square, NY), proprio dove avevano suonato, due anni prima e solo per qualche mese, Monk e Trane, maestro di disparità ed allievo pronto a recepire il messaggio. Lì, il quartetto di Coleman farà cose da capogiro: prese per il culo o scoperte di un universo sonoro del tutto nuovo? Entrambe, probabilmente.
Ornette Coleman - The Shape of Jazz to Come (1959) - [Smooth Jazz Sax Recordings]
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