Lucinda Williams - "Changed The Locks" [Live From Austin, TX]
Vi ho mai parlato della mia amica Lucinda?
Non che io la conosca di persona, anche se l'ho vista suonare pochi anni fa purtroppo in un postaccio infame (non me ne vogliano gli indigeni), una specie di ex oratorio sul lago Pusiano dove non c'era manco una piazza o una via centrale.
Dicevo che non la conosco di persona e, fino a più o meno un decennio fa, non la conoscevo affatto neanche come artista; ma lei mi ha dato fin dai primi ascolti - senza ch'io sapessi nulla della sua biografia - la sensazione di una con cui mi piacerebbe sedermi in qualche bettola sperduta in qualche specie di deserto del cazzo a pigliarci una bella sbronza cianciando a vanvera di questa vita dimmerda.
Della vita suddetta è inutile ch'io racconti: lo sappiamo tutti - noi che siamo stati all'inferno almeno - come gira. Male, anche se non proprio sempre, forse (senza hashishtag stavolta).
Per il resto una voce che ti sputa nel cuore e nelle budella tutto quello che c'è, compresi certi amori sporchi, graffiati, ma sempre sublimati in una immensa, disarmata tenerezza.
Il tutto suonato da dio: una specie di Country-Rock molto "Dirty" ma pieno di quella disperata bellezza che solo i grandi artisti intensamente umani e sensibili sanno raccontare.
Vi ho mai parlato della mia amica Lucinda?
Non che io la conosca di persona, anche se l'ho vista suonare pochi anni fa purtroppo in un postaccio infame (non me ne vogliano gli indigeni), una specie di ex oratorio sul lago Pusiano dove non c'era manco una piazza o una via centrale.
Dicevo che non la conosco di persona e, fino a più o meno un decennio fa, non la conoscevo affatto neanche come artista; ma lei mi ha dato fin dai primi ascolti - senza ch'io sapessi nulla della sua biografia - la sensazione di una con cui mi piacerebbe sedermi in qualche bettola sperduta in qualche specie di deserto del cazzo a pigliarci una bella sbronza cianciando a vanvera di questa vita dimmerda.
Della vita suddetta è inutile ch'io racconti: lo sappiamo tutti - noi che siamo stati all'inferno almeno - come gira. Male, anche se non proprio sempre, forse (senza hashishtag stavolta).
Per il resto una voce che ti sputa nel cuore e nelle budella tutto quello che c'è, compresi certi amori sporchi, graffiati, ma sempre sublimati in una immensa, disarmata tenerezza.
Il tutto suonato da dio: una specie di Country-Rock molto "Dirty" ma pieno di quella disperata bellezza che solo i grandi artisti intensamente umani e sensibili sanno raccontare.
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