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Immaginate di far finta che questo sia un ascolto quasi come quelli normali, solo che la foto che vedete suona. “Love me two times” per la precisione.
Scattata nel 1985 durante un concerto organizzato dai “Road Riders” (si capisce il Target del pubblico allora presente?) mi è stata spedita qualche giorno fa da un tale mai sentito nominare che l’aveva scovata - sotto forma di provino, in mezzo a diverse altre centinaia di scatti dell’evento - in qualche suo dimenticato archivio e, avendomi non so come riconosciuto dal profilo di un noto social che qui non nomino se non per dire che si chiama fb, ha pensato bene di spezzarmi il cuore inviandomela.
Se volete vi spiego perché.

Premessa: niente autocompiacimento.
Sono un tipo completamente privo di vanità, autostima & testosterone, e la mia unica ambizione è sempre stata quella di farmi gli affari miei. Possibilmente in buona compagnia; anche se solo di qualche altrettanto buona bottiglia.
Però detestavo farmi fotografare. Innanzi tutto perché non sono Dorian Gray, e poi per via di quelle robe lì che hai in testa quando sei giovane: i nativi americani che dicono che la fotografia ti ruba l’anima, i ricordi che devono stare nel cuore, dal momento dello scatto io non sono più quella persona eccetera.
E così mi ritrovo vecchio e solo, con poche rade fotografie e un paio di filmati che peraltro non sono nemmeno in mio possesso.

Quindi che tenerezza rivedermi a neanche trent’anni, con regolare outfit fuori contesto - com’è nella mia natura - a suonare rocchenrolle!
Anche se quello non sono io.

Ah: so che il pezzo era “Love me two times” per via della postura della mano sinistra, che sta eseguendo il famoso “trillo” Sol/Sol# sull’accordo di Mi in prima posizione.
I chitarrai capiranno.
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