
Nessuno parla mai degli Outfits di Miles - qui ancora senza parrucco - come se non avessero importanza, come se non avessero fatto parte della sua identità.
Invece io credo lui si vestisse divinamente.
L'ho sentito suonare tre volte: rispettivamente a Roma (DOC), Udine e Montreux.
Però l'ho incontrato una sola volta, da solo, lui, per strada, di notte, a Umbria Jazz 84, mi pare.
Ero con la mia ragazza, una minorenne totalmente rapita da quel mondo Jazz del quale non sapeva nulla: tranne che quelli che suonavano per strada erano degli strafighi imperiali interessantissimi!
"Cazzo" le faccio "quello è Maildévis!"
Come se le avessi detto ch'era Nilla Pizzi.
Giubbotto corto in pelle rossa su una specie di camicia hawaiana, pantaloni screziati bordeaux a vita altissima, scarpe nere dall'aria morbidissima, occhiali da sole enormi. Statura di poco inferiore alla mia, che sono uno e settanta.
Che gli dici a Dio quando lo incontri per caso, e sai che non concede interviste da millenni?
"Mandi Màils: cemût bùtie?"
Era strafattissimo, ma giuro che sembrava che quel gesto distratto con la mano sinistra come dire: "lasciami stare che è una giornataccia" sembrava rivolto proprio a me!
Ho mollato la ragazza il giorno stesso: óu! Ho parlato con Miles Davis - anche se lui non mi ha sentito - e tu mi chiedi di comprarti un gelato alle quattro di mattina?
Le donne! Le adoro!
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