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Fallo sulla apposita barra grigia.
[...] Il passato è già parte del mio futuro ed il presente è fuori dal mio controllo [...]

[...] Quando sto lassù non capiscono quanto io do e quanto questo mi sconvolge, ora vogliono di più, si aspettano che io dia di più e non so se ce la faccio, è come se non stesse succedendo a me, ma a qualcuno che si è cucito la mia pelle addosso. [...]

.: Ian Curtis :.

Parlare con Ian Curtis era un’esperienza strana.
Era come se ci fossero due persone dentro di lui.
Quando parlava con te era delicato, educatissimo, la sua voce era leggera e di buone maniere. Poi andava dietro al microfono e si scatenava.
E "Love Will Tear Us Apart" è esattamente come lui.
Contiene due personalità diverse, come se in quel preciso istante fossero separate, strappate in due.

.: Bono Vox :.

Non è facile parlare di Ian Curtis.

Di questa anima fragile che portava impresse sul corpo le stigmate della sofferenza.
Sarebbe sltroppo facile farne un santino, di quelli messi sull'altare delle vite dannate del rock che se ne vanno via troppo presto, ma non è quello che Ian Curtis era e non è quello che Ian Curtis avrebbe voluto.

Ian Curtis si tolse la vita impiccandosi.
Dopo aver guardato un ultimo film: "La Ballata di Stroszek" di Werner Herzog.
Dopo aver ascoltato un ultimo disco: "The Idiot" di Iggy Pop.
Qualcuno ha detto che nell'estremo gesto di andarsene in questo modo si esprime il totale rifiuto e disprezzo di sé, che in quel corpo che resta penzolante nel vuoto c'è come un darsi in pasto allo sguardo degli altri, un dire: eccomi, prendete quel che resta di questo vuoto di carne dopo che mi avete fatto a pezzi l'anima.
Quel corpo lo trovarono lì, al centro della stanza, penzolante proprio sopra il tavolo del soggiorno, il corpo di un uomo che era ancora un ragazzo e che aveva deciso di non esserci più per nessuno.
Poco importa oggi sapere quanto Ian Curtis fosse stanco delle immense pressioni e aspettative che si sentiva addosso, della sua sensibilità che lo rendeva indifeso ad ogni urto della vita, delle crisi epilettiche sempre più frequenti, della fine del suo matrimonio di cui si considerava responsabile e incapace di reggere il peso.
Era stanco di se stesso.

"Unknown Pleasures" e "Closer" ci dicono già tutto della disperazione del suo mondo interiore, ci dicono già tutto del maelstrom che lo divorava da sempre e di quell'abisso in cui aveva guardato solo per sentirsene attratto e poi prigioniero.
Non servono altre parole.
Chi sceglie di morire ha diritto al silenzio.

Il 18 maggio del '80 Ian Kevin Curtis decise di farla finita, aveva solo ventiquattro anni.

Nel video postumo di "Atmosphere" che Anton Corbijn girò nel '88 una processione di monaci bianchi e neri si muove.
Sette tonache bianche con il segno + inciso sulla schiena.
Sette tonache nere con il segno - inciso sulla schiena.
Sette, per eccellenza il numero della spiritualità.
A testa bassa non hanno volto.
C'è una strada che sembra portare verso il nulla.
C'è un paesaggio scheletrico che se
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