Otto brani elettrici con le chitarre a farla da padrone e un sax impazzito, così si presentarono i Panico figli sporchi e maleodoranti di un Italia sempre alla ricerca di una propria immagine. E sarà pure come me la spiegano qui (lavoro monografico incentrato sulla legge antidroga 1989). Ma io lo ricordo più come un lavoro incentrato sulle angosce quotidiane di chi, all'alba dei propri vent'anni, si accorge che le scimmie che gli stanno addosso sono sempre più di una e dalle molteplici forme: alcool, buchi nelle vene, soldi, politicanti, gente che passa la vita a frugare nelle tasche degli altri e tutti quelli che hanno sempre qualcosa di più spaventoso da regalarti: Dio, illusioni e sogni irrealizzabili.
I Panico erano legati a doppio filo ai vari Franti e Kina. Insieme a loro cantavano di una Italia che avrebbero voluto più libera o forse più semplicemente più rock. Invece ora lo vediamo coi nostri occhi come è diventata, altri hanno vinto... Si era nel 1989 alcuni popoli abbattevano i muri dell'isolamento, altri ne erigevano altri, più alti e invalicabili. Ricordo pochissimo di quegli anni e forse ancora di meno ricordo questo LP. Eppure, una canzone mi è restata incollata alla pelle: "14 Aprile", un brano dalla struttura semplice che, più che dedicata al suicidio di Majakovskij, ne riprende il testamento lasciatoci dal grande poeta due giorni prima di farla finita.
"L'incidente è chiuso, non fate pettegolezzi" ... "Della mia morte non incolpate nessuno e, per favore, non fate pettegolezzi. Il defunto non li poteva soffrire. Mamma, sorelle, e compagni, scusatemi: questa non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma non ho vie d'uscita. Lili, amami. Nel mio cassetto ci sono duemila rubli: pagate le tasse. Come suol dirsi, l'incidente è chiuso. La barca dell' amore si è spezzata contro la vita quotidiana. Tra la vita e me i conti tornano. Inutile fare l'elenco dei dolori, guai e torti reciproci. Buona permanenza".
E prima di addormentarmi anch'io lo ripeto "Siate felici".
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