1969: lotte violente e tensioni sociali, conquiste epocali da parte dei sindacati, lo sbarco sulla Luna. Paperinik. Fu proprio nel 1969 che comparve per la prima volta, sugli storici Topolino numero 706 e 707, l'alter ego più famoso e apprezzato del buon vecchio Donald Duck, il nostrano Paperino. Con Paperinik e il diabolico vendicatore, storia sceneggiata da Guido Martina e disegnata da Giovan Battista Carpi, lo sfortunato e amatissimo papero scoprì il difficile mestiere del supereroe. Ispirato agli universi Marvel e DC Comics, nonché — a partire dal nome — all'italiano Diabolik, quello di Paperinik fu un esordio col botto. Seguirono presto nuove storie e avventure, e il personaggio fu notato all'estero. Paperinik venne così "importato" sui Topolino stranieri, naturalizzato spagnolo, olandese, americano e addirittura brasiliano. Ancora oggi, spesso, si possono trovare alcune storie del "diabolico vendicatore" sulle pagine del sempreverde (più o meno) Topolino.
Forse non tutti sanno però che, al Paperinik classico e tradizionale, sempre indaffarato con le comprensibili problematiche di una grande città come Paperopoli, seguì negli anni Novanta un supereroe "nuovo". Alternativo. Non nel costume o nel carattere: Paperino, e così il suo alter ego, era ancora una volta ironico, spavaldamente sarcastico, con la battuta sempre pronta (fin troppo). La differenza stava nelle vignette, nelle storie che lo vedevano protagonista: più mature, con un taglio grafico più elaborato e una filosofia di fondo un poco meno infantile. E nemici diversi dalla fattucchiera Amelia o da tutti gli altri numerosissimi villains affrontati nel corso della carriera. Fu così che nacque nel 1996 PKNA — Paperinik New Adventures, o più semplicemente PK.
A cura di Paolo Cavaglione, allora direttore anche di Topolino, ed Ezio Sisto, il nuovo mensile ebbe un notevole successo: pubblicato fino al 2001, la serie ufficiale conta 52 numeri più 4 speciali. Ovviamente è tanto riduttiva quanto doverosa una sintesi delle vicende raccontate: il papero mascherato, con un nuovo quartier generale nella misteriosa Ducklair Tower, un'intelligenza artificiale "senziente" come aiutante (il simpatico Uno), e un arsenale da guerra a metà tra Star Wars e Men in Black, viene coinvolto in pericolose missioni e battaglie contro alieni spietati, supercriminali, mostri provenienti da universi paralleli e crono-pirati (!). Non esattamente la Banda Bassotti, come il nostro tiene spesso a ricordare. Qui Paperinik e i suoi amici rischiano davvero le penne. E qualcuno ce le lascia anche. A una trama già di per sé piuttosto distante dai classici stilemi del "cugino" settimanale Topolino si uniscono rudimentali nozioni, più o meno fantasiose, di astrofisica e scienza alternativa: buchi neri, viaggi interdimensionali, macchine del tempo e sliding doors hanno incontrato il favore e l'apprezzamento di una larga cerchia di appassionati "nerd", probabilmente più avvezzi a trovare pane per i loro denti sugli albi, appunto, Marvel o DC Comics. Ma anche in questo senso PK è un piccolo gioiello di fumetto italiano: grafica e atmosfere di chiaro stampo statunitense, e al contempo, sotto un mantello di citazioni a Batman, X-Files e Alien (solo per elencarne alcune), abbiamo dialoghi, battute e una certa vena umoristica che si rifanno moltissimo al Topolino del Belpaese. In particolare, com'è ovvio, alle storie "tradizionali" di Paperinik ricorrenti sul settimanale Walt Disney Italia. Il risultato è sorprendente. Certo, non si tratta di un'opera targata Frank Miller, e la stessa violenza è fortemente edulcorata. Nonostante si diano ogni volta botte da orbi.
Restano però alcune tinte dark (Paperopoli non è mai stata così grigia e tentacolare), una grande cura nei disegni e un'importante serie di citazioni e riferimenti che un utente di otto o dieci anni difficilmente può apprezzare del tutto. Prodotto relativamente esigente dunque, che chiede requisiti al lettore più alti della media dei magazines Disney. E non me ne vogliano gli altri, dato che a scrivere è uno storico abbonato del Topo. Avvalendosi oltretutto del lavoro di grandi sceneggiatori quali Alessandro Sisti e Francesco Artibani, e di matite come Lorenzo Pastrovicchio, Claudio Sciarrone e Corrado Mastantuono, PK uscì regolarmente in edicola per quasi cinque anni proponendo quasi sempre storie e vignette di grande qualità. Per molti lettori fu probabilmente un brutto colpo quando il mitico PK Team decise nel gennaio 2001 di pubblicare l'ultimo numero.
A questa prima serie seguì subito dopo una seconda, ribattezzata PK². Ma al di là dell'uscita mensile, i punti in comune erano pochi: PK² si presentava con un taglio diverso, se possibile ancora più cupo e largamente incentrato sulla psicologia dei personaggi, e una trama che, se in teoria doveva rappresentare la continuazione delle vicende narrate in PKNA, nella pratica era caratterizzata da nuovi elementi che ne contraddicevano svariati punti. Ai vecchi, esigenti lettori del primo PK la cosa non andò giù. Le vendite entrarono presto in crisi e sulle pagine del nuovo magazine si registrarono spesso vivaci botta e risposta tra i fan delusi e il redivivo PK Team, orgogliosamente impuntato sulle proprie posizioni. A partire dal luglio 2002 l'eredità fu "raccolta" da una terza pubblicazione, PK — Pikappa. Da un punto di vista narrativo non si trattava di un seguito delle precedenti, ma di una totale rivisitazione del personaggio a partire dalla genesi raccontata da Guido Martina nel 1969. Uno stravolgimento totale della storia del papero mascherato, che tuttavia riuscì a guadagnarsi una discreta fetta di consensi e pubblico.
Nel numero 32 dell'originale PKNA, dal titolo Underground, il criminale di turno si chiama Rosto Gramash. Traumatizzato da anni di reclusione forzata nelle fogne, tra cunicoli bui e topi per i quali nutre una paura viscerale, soffre di ricorrenti allucinazioni. In una vignetta inquietante, ricca di chiaroscuri, Rosto si inginocchia al suolo come Willem Dafoe nella celebre scena di Platoon. E si immagina di esserlo diventato, un sorcio. Un grosso, lurido topo. Poco più di un mese fa, proprio sulle pagine di Topolino, Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio hanno pubblicato una nuova storia dedicata al supereroe che riprende la prima, inimitabile serie PKNA: tentativo coraggioso, forse non del tutto riuscito, di riportare ai vecchi fasti qualcosa che si è interrotto troppo presto. In attesa di nuove uscite, sono tornato a rileggere i numeri del vecchio mensile. Un mondo Disney diverso. Non solo per bambini.
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