Ascoltare Paolo Conte, lo riconosco, non è proprio alla portata di tutti (Nessun rancore per chi non lo ascolta, sia chiaro).
Ci deve essere innanzitutto una voglia di fuga ("Fuga all'inglese") e una voglia per un altrove, un altrove assoluto.
Paolo Conte è una porta verso universi poco noti, è un esotismo che si fa presenza, è il racconto di un'assenza, è la fortuna di una presenza.
Ero lì davanti a un cassettofono che ascoltavo e fantasticavo sulle sue tracce, avevo da poco cominciato le elementari, mio padre era un suo appassionato e ricordo chilometrici viaggi in macchina in sua compagnia.
Era diventato un tipo di famiglia, era diventato mio nonno, sì proprio quello che non avevo mai avuto.
Era lui che da dietro le grandi casse fatte di plastica e suono mi raccontava storie, storie che mi portavano lontano, storie che non comprendevo, storie che amavo perchè le inseguivo.
Malinconici si nasce e nostalgici si è, io,essendo per metà greco, non potevo non custodire il mio nostos, il mio dolore per il ricordo, verso un posto poco definito.
Invece mio nonno, Paolo Conte, quel posto lo conosceva bene, ci era stato diverse volte e me ne parlava ogni notte, come un buon cantastorie.
E intanto diventavo grande e innamorandomi mi disilludevo e lui era lì in qualche disparata traccia in un mp3 che annoverava i Blink 182, i Linkin Park e Manu Chao; ma era sempre lì, compagno di fantasie, custode di sogni.
Lui un gatto in smoking sui tetti del quotidiano che scruta e osserva l'esistenza dispiegandola in note complesse e semplici e seducenti versi. Il tutto condito da un buon calice di vino, da una romantica disillusione, dal fumo che si perde da una sigaretta, da una spassionata voglia per l'altrove.
Diventando grandi, poi si va alla ricerca del proprio passato e così riscoprii un ennesimo livello di comprensione dell'artista qual'è Paolo Conte.
Parlo del suo essere regista, parlo del suo modo di parlare, di musicare e di esprimersi: ebbene Paolo Conte fa musica futurista, scatta istantanee su immagini mobili, ferma il tempo condendolo di sensazioni ..."e i ballerini aspettan su una gamba l'ultima carica di un'altra rumba"..
Due giorni fa ho avuto modo di conoscere dal vivo "mio nonno" al Teatro Sistina di Roma.
Era li, "sempre più solo" con la sua voce sempre più roca a continuare a raccontare favole e mentre questo accadeva lacrime indomite scalfivano il mio volto.
E' molto strano condividere solitudini, ti fa quasi sentire in compagnia; è molto strano avere un nonno che non hai mai avuto, ti fa credere di averlo per sempre.
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