Nel 1995 alla soglia dei 60 anni, l'avvocato di Asti crea, a parer mio, il suo capolavoro assoluto.

"Una faccia in prestito" è un disco straordinario. Carico di suggestioni e atmosfere eleganti e rarefatte tipiche del suo stile.

Immagini, epoche lontane, rimpianti, storie, racconti, ricordi. E ancora l'amore e l'amore per l'arte, voglia di ridere o di provare a ridere per poi rendersi conto che non ci riesce più, o non se ne ha più voglia.

Un incontro con un vecchio amore che ti fa perdere un film al cinema, il ricordo per un teatro che non c'è più, immagini di donne danzanti e forse inarrivabili, la leggerezza di una danza che suggerisce un tradimento. Storie divertenti o malinconiche, non sense, scambi di persona, il caos della metropoli in un linguaggio personalizzato tanto indecifrabile quanto decodificato nel suo "non dire".

Si ma di cosa stiamo parlando? ...Sijmadicandhapajiee!

17 canzoni che ci trasportano verso altri lidi, altri tempi, un "altrove" che forse non esiste più ma Paolo Conte lo rievoca con una tale forza e sincerità che quasi ne sentiamo l'odore.

Musicalmente purtroppo non ho la competenza per poter dire qualcosa di concreto o significativo. Posso solo dire che mi sembrano delle canzoni bellissime sia nelle melodie che per la perizia e maestria di Conte e della sua straordinaria band nel far viaggiare i loro strumenti musicali. L'ho visto spesso dal vivo e vi assicuro che sono tutti eccezionali.

Ascoltatelo, lasciatevi trasportare nel suo mondo e nella sua musica e vi sentirete leggeri e raffinati, dolci, malinconici, tristi, saggi o matti.

A questo punto della mia scrittura proprio mentre sto per inviare la recensione, mi rendo conto che l'utente GRASSHOPPER ne ha già fatta una su questo disco. Quando dice: E' vero che fatalmente in un'opera di così larghe dimensioni prima o poi si incappa in qualcosa di cui magari si poteva fare anche a meno. In questo caso si tratta di una serie di canzoni piuttosto alcooliche, deliri sudamericano-napoletani, concentrate soprattutto nella seconda metà del disco: cito "Danson metropoli", "La zarzamora", "Vita da sosia". Ma è anche vero che, pur non essendo memorabili. ...mi vien da ridere. Infatti reputo le tre canzoni da lui citate tra le migliori del disco. "Danson metropoli" e "Vita da sosia" sono geniali. Quando ascoltai per la prima volta "Vita da sosia" in un concerto a Roma al Sistina, rimasi folgorato, altro che farne a meno.

Io sto De Gustibus lo rispetto ma giuro che non lo capirò mai.

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