Dal vostro inviato Jake Chambers - vol. 2
Il concerto di questa sera, che si svolge all'auditorium "C.Pollini" come il precedente, è per me fonte di interesse per molti motivi. In primo luogo, l'ecletticità e l'originalità di un musicista come Paolo Damiani.
Originalità perché Damiani, pur essendo stato il contrabbassista di Giorgio Gaslini, nasce fondamentalmente violoncellista. La sua esigenza di coniugare le caratteristiche dei due strumenti lo ha portato a suonare un violoncello a cinque corde (un oggetto che probabilmente farebbe la gioia di Ron Carter!), dove la quinta corda più grave espande la gamma dinamica, coniugando la pienezza ritmica del contrabbasso con l'autorevolezza della voce del cello.
Ecletticità perché Damiani è protagonista di progetti trasversali che coniugano musica e parola: il disco "Baldanders", con i testi e la voce recitante di Stefano Benni, in compagnia di solisti del calibro di Paolo Fresu e Gianluigi Trovesi; il commento sonoro a diversi audiolibri (A.Camilleri "Un filo di fumo", letto da Fiorello) e ad opere teatrali. Senza dimenticare i lavori con l'Instable Italian Orchestra...
Infine, tra le file della sua "Quasi Band" (che nome intrigante!) militano due artisti ai quali sono molto legato: il sassofonista italo-argentino Javier Girotto e la pianista romana Rita Marcotulli dei quali (scusate l'autocitazione) mi sono già occupato in precedenti recensioni. Completano l'organico il batterista-percussionista Michele Rabbia (e così abbiamo fatto metà degli Aires Tango) e la notevole cantante Diana Torto.
Un organico già collaudato nel disco "Al tempo che farà", vincitore del premio Top Jazz come miglior disco italiano del 2007. Un lavoro nel quale Damiani sublima tutte le esperienze coniugando esperienze artistiche diversissime, collaborando con protagonisti provenienti dal mondo dell'arte, della musica e della letteratura, dallo scrittore Andrea Camilleri al chitarrista Bebo Ferra, dall'attore Ivano Marescotti al pianista Danilo Rea.
Il concerto si presenta come una lunga suite, con Girotto, Marcotulli e Rabbia che si prendono momenti in totale solitudine, con prestazioni strumentali che rasentano il sublime, a riallacciare la trama tra due brani consecutivi. Girotto apre il suo meraviglioso brano "Pa-ritango" con una lunghissima, sofferta, "urlata" introduzione di sax soprano che carica di ondate di energia il pubblico, quasi costretto ad esplodere in un applauso liberatorio. La Marcotulli introduce il suo "Just Feel" (presente nel fortunato disco "Koiné") suonando direttamente sulle corde del pianoforte. Rabbia giganteggia con la sua arte percussionistica, equipaggiato di un miriade di "oggetti sonori non identificati", dai quale trae una vastissima gamma di sonorità, che vanno dal tabla alla kalimba allo xilofono.
Nelle sue composizioni originali Paolo Damiani, che occupa soddisfatto il centro del palco come un panciuto ragno al centro della sua tela sonora, si affida a brevi frasi melodiche, lievi e sinuose, dense di mediterranea solarità, intessendo un delicato equilibrio tra le fortissime personalità dei solisti coinvolti. Notevoli ed emozionanti le improvvisazioni a due, come il duetto tra il sax di Girotto la Torto, che esibisce una potenza e una duttilità vocale di tutto rispetto, nel brano iniziale; e più avanti, il dialogo tra la Marcotulli e ed il sassofonista, cosa che non stupisce, dati i lunghi anni di collaborazione reciproca (Girotto ha suonato in quasi tutti i dischi di Rita).
I brani cantati si inseriscono armoniosamente nel paesaggio sonoro così tratteggiato: "Dirindena", tratto da "Al tempo che farà", una dolce filastrocca scritta da Ivano Marescotti, e "Quello che non voglio", canzone scritta da Stefano Benni per Fabrizio De André.
Se vogliamo proprio cercare il pelo nell'uovo, a Damiani non "riescono con il buco" proprio tutte le ciambelle: difficile conciliare personalità così forti, a volte ci sono momenti di minore lucidità, forse la voce della Torto è un poco soffocata nei momenti di "pieno" strumentale, la batteria sembra mixata troppo "avanti". Ma questi sono davvero dettagli, per un concerto che sortisce quasi da subito un impatto emotivo fortissimo e lascia il pubblico giustamente in visibilio.
Voto: 9/10 arrotondato per difetto.
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