Un viaggio musicale.

Il "Paolo Fresu Quintet" ha alle sue spalle una storia lunga ormai più di vent'anni, essendo stato fondato nel lontano 1984 in occasione della registrazione del suo primo disco ("Ostinato" - Splasc(h) records). In questi due decenni il quintetto capitanato dal trombettista di Berchidda si è progressivamente affermato nei più prestigiosi festival internazionali di musica jazz, dimostrando una vitalità artistica rara e preziosa, giungendo oggi ad inaugurare una nuova pagina della sua storia con l'incisione dell'album "Kosmopolites" per la prestigiosa etichetta "Blue Note". Ma non si tratta di un semplice esordio per una nuova casa discografica. "Kosmopolites", infatti, rappresenta il primo di una serie di cinque dischi, ognuno dei quali sarà dedicato alla musica scritta da uno dei componenti del gruppo. In questo caso il Quintetto esegue le composizioni del pianista Bruno Cipelli, con una sola eccezione costituita da "Lascia ch'io pianga" di Georg Friedrich Händel.

Il progetto che prende le mosse da "Kosmopolites" appare, quindi, importante e ambizioso, anche perchè si prevede la realizzazione degli altri quattro album nei prossimi tre anni. Ma l'esordio dell'ensemble è scintillante, vitale, elegante, suggestivo e fa ben sperare per il futuro. L'ascolto, infatti, è una vera meraviglia e dimostra come dopo vent'anni di esperienze musicali il Quintetto riesca a trasmettere un affiatamento ed una coesione tale da rendere riconoscibile un'impronta di raffinatezza musicale che gli è propria. La musica è, dunque, un vero e proprio insieme di suoni che si amalgamano con naturalezza, riflettendo la personalità artistiche degli interpreti: la passione della tromba di Fresu si unisce così, alla delicatezza del piano Cipelli, ai ritmi della batteria di Fioravanti, all'armonia del sax di Tracanna, alla profondità del basso di Zanchi. Energia, dolcezza, malinconia, ritmo si alternano e si uniscono per quattordici brani in cui Cipelli, come autore delle musiche, mette in risalto ciò che nella sua "personale visione della musica è irrinunciabile: la melodia".

Un disco, quindi, da ascoltare e riascoltare, capace brano dopo brano di destare più di una volta meraviglia, fino alla sua bellissima chiusura che merita una citazione a parte. La meravigliosa aria già citata del Rinaldo di Händel, infatti, è la giusta conclusione per questo lavoro, non solo perché mantiene intatta nell'interpretazione del Quintetto tutta la sua incredibile bellezza, ma anche perché suscita più di un brivido lungo la schiena, che esige un immediato riascolto del brano.

In sintesi Kosmopolites è un bel viaggio musicale attraverso suoni e persone; è la prima tappa di un viaggio che vale la pena percorrere, perché si preannuncia bellissimo e ricco di sorprese.

Carico i commenti... con calma