Una corda di contrabbasso pizzicata, spatole che accarezzano rullante e charleston, dita veloci su un sax-baritono e una tromba brandita come fosse una lama. Giudicare tecnicamente il jazz richiede anni di studio, giudicarlo emozionalmente richiede sensibilità.
Se una vibrazione acustica è capace di procurare una vibrazione interiore, vuol dire che ci siamo.
E' il caso che mi ha portato a vedere Paolo Fresu nella sua esibizione a dokkhuset a Trondheim. Il caso che ha portato 2 conterranei che hanno percorso strade totalmente diverse ad incontrarsi di fronte ad un bicchiere di vino per scambiarsi opinioni e far due risate insieme ai norvegesi riguardo al celeberrimo casu martzu (il formaggio con i vermi). Casu martzu che, sotto lo pseudonimo di "the jumping cheese", ha dato il titolo alla performance dei subtrio e Paolo Fresu.
Un'ora e mezza "tirata", intervallata solo da saltuari breaks. Nonostante lo scarso tempo a disposizione per le prove (10 minuti tra una birra e l'altra a detta dello stesso trombettista) la tromba di Fresu si è integrata perfettamente nella trama tessuta dal trio norvegese, duettando col sax di John Pål Inderberg e regalando all'audience momenti di jazz di alta scuola.
Il susseguirsi dei temi dettati dal trio e la naturalezza nel suonare di Fresu hanno dato al concerto quell'aria un po' naive che ha fatto sembrare il tutto di una semplicità estrema, fluido come acqua, raffinato nella sua natura intrinsecamente complessa.
A metà concerto Paolo è salito da solo sul palco da solo. Un uomo e la sua tromba, come denudato del vestito musicale tessuto precentemente dal trio scandinavo. Quindici minuti ininterrotti di puro sentimento modulato con tre dita, alternando tonalità ora stridule e fredde, ora solide e calde in un andamento sinusoidalmente decorato; dieci minuti di eros tra un uomo e il suo stumento in un crescendo emozionale che ha scaldato i cuori della platea presente, fino a culminare in un applauso liberatorio che ha avuto il sapore di un grazie, il significato del voler restituire almeno in parte le vibrazioni ricevute.
E solo ora capisco le parole spese per Fresu da ben più noti giornalisti, che lo descrivevano ora incruvato all'indietro con la sua tromba come a ricercare il cielo ora raccolto in posizione quasi fetale quasi stesse comunicando con il palco tramite le vibrazioni sonore. Solo ora capisco.
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