"Ovosodo" è una commedia italiana del 1997, girata a Livorno ed interpretata per la grande maggioranza da attori non professionisti. Il tutto conferisce alla pellicola un tocco di sano verismo e fa calare lo spettatore nei "miasmi" di un contesto popolare, con i suoi accenti toscani (i suoi gerghi, da ricordare l'aggettivo "allezzita"), i suoi squallidi, ammorbati palazzi scoloriti con i panni stesi, energumeni variopinti dal futuro incerto e famiglie in condizioni molto modeste. E in mezzo all'asfalto e con una condizione famigliare limite, cresce il piccolo Piero Mansani (Gabriellini), che ha i numeri e la forza per emergere ed impara a cavarsela in qualche maniera, pur avendo nessuna risorsa economica, un padre assente e galeotto, un fratello con handicap ed una madrigna che più di tanto non può e non vuole fare. A sostenerlo una sua insegnante delle medie (Braschi) che crede in lui e lo spinge negli studi superiori.

E' una storia semplice, di un ragazzo semplice, con le sue avventure, le sue sbandate, la scoperta della libertà, della trasgressione, dell'amicizia e dell'innamoramento. Il tutto raccontato in modo sobrio ed asciutto dal bravo e garbato regista Paolo Virzì, alla sua terza opera, che senza troppa retorica riesce a raccontare una storiella semplice senza sbavature di fondo. Il risultato è una traversata adolescenziale che culmina gioco forza, con le sue disillusioni e l'impatto con una realtà che ti soffia innervosita sul collo, col diventare uomo.
Una commedia tenera, dolce amara, divertente e generosa. Si fa guardare e coinvolge piacevolmente, ti sfiora con i suoi drammi e si espone a raccontare una certa verità, una verità comune, qualunque, disegnandola come una variegata sfida fatta di continue deviazioni insignificanti, ma che inevitabilmente segnano. Piero perderà la strada di se stesso, ma alla fine sarà la strada a ritrovare lui. E ci troveremo davanti ad un ragazzo fattosi uomo.

"Ovosodo" prende il nome da un quartiere popolare di Livorno, e riferito al protagonista, rappresenta una persona con il guscio duro e il cuore tenero. Sempre in senso allegorico, questo "uovo sodo" è come un qualcosa in gola che non va ne su ne giù, un groppo indigesto e pesante che potrebbe rappresentare un'emozione, un sentimento o semplicemente il peso della vita. Gli attori sono squisitamente riusciti. Appare anche Claudia Pandolfi, diciamo perifericamente, e appunto non lascia il segno. Nicoletta Braschi è una delle poche attrici professioniste ed il festival di Venezia gli tributerà un premio come migliore attrice non protagonista. Vederla lavorare lontano da suo marito può far piacere, e tutto sommato appare credibile e gradevole.

Virzì raccoglierà consensi di pubblico, 12 miliardi di lire d'incasso, e il Gran premio speciale della giuria di Venezia. Come commedia all'italiana, e appunto come spaccato di vita italiana, è assolutamente consigliabile.

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