Sinossi: una madre si trasferisce, con le due figlie adolescenti, nella nuova casa (che apparteneva alla defunta zia), una casa isolata e arredata in modo macabro, con bambole antiche e terrificanti disseminate ovunque…
*La recensione contiene spoiler*
Pascal Laugier è ormai una garanzia. E ha più volte dimostrato che nei suoi film, nulla è quello che sembra.
La casa delle bambole (“Incident in a Ghostland”, il titolo originale) si apre come il più classico dei clichè, una madre che trascina le due figlie adolescenti in una casa nel bel mezzo del nulla, per di più piena di bambole inquietanti (“sembra la casa di Rob Zombie”); Il camioncino delle caramelle che le affianca durante il viaggio in macchina, il gestaccio di vera al conducente, che inevitabilmente evoca lo stesso gesto in “Animali notturni”.
In quella casa spettrale, possiamo intuire quello che succederà, la tensione tra le due sorelle ci mette a disagio e il primo ciclo mestruale di Beth è un macabro avvertimento.
Quello che avviene a suo modo è prevedibile: il camioncino delle caramelle raggiunge la casa, da questo scendono un due uomini, che aggrediscono le tre donne, dando inizio a quello che potrebbe sembrare un home invasion da manuale, con lotta allo stremo per la sopravvivenza. Ma nel cinema di Laugier nulla è quello che sembra e ben presto ci accorgeremo che la lotta di Beth contro gli aggressori andrà al di là di calci e pugni, sarà tutta nella sua mente e la sua abilità nella creazione di trame e mondi paralleli le permetterà per un po' di evadere dall’orrore, quando tutto è troppo.
Anni dopo, Beth sembra essersi lasciata quell’orrore alle spalle, diventando un’affermata scrittrice e costruendo una famiglia tutta (mentre Vera non è stata così fortunata da riprendersi dal trauma).
Ma indizi su ciò che sta realmente accadendo ci sono, gli elementi incongrui nella vita perfetta di Beth minacciano di scaraventarla di nuovo nell’incubo, da cui in fondo non è mai davvero uscita.
Quasi insostenibile la scena di Beth che viene vestita da bambola ed “esposta” all’Orco, maneggiata come un oggetto, annusata. Allora, Orco, fai quello che devi e facciamola finita. Perché l’attesa di quello che inevitabilmente succederà è sfiancante.
Abbiamo davanti un horror d’autore, un incubo che si rinnova: spiazza, raggela e annichilisce come solo la violenza inspiegabile sa fare.
In una casa arredata da bambole, le bambole che danno il titolo al film sono le protagoniste stesse, ridotte ad oggetti che nulla possono, contro i loro aguzzini; In fondo poco importa chi siano Orco (un energumeno che non proferisce parola, limitandosi a urlare e ringhiare) e Strega (un uomo vestito da donna che “prepara” le bambole per gettarle in pasto all’Orco), poco importa il motivo per cui lo fanno. Tutto è solo l’ennesima sfumatura di un orrore che di spiegazioni non ha bisogno.
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