1997. C'è che 5 mostri sacri, 5 funamboli assoluti si sono messi a suonare insieme. Ne è uscito un buon lavoro morbido e cremoso, sapiente e colto, equilibrato e meravigliosamente composto. E' Like Minds. Musica elegante per palati fini. Ma è solo routine. Non ci sono infatti composizioni originali a cui il gruppo abbia lavorato insieme per questo disco.
Per Pat Metheny, appena reduce dal tour di Immaginary day (mha!), si presenta l'occasione di suonare con il sublime maestro, e abilissimo vibrafonista Gary Burton. La nascita di questo progetto è dovuta al management comune dei due artisti. Sarà Pat a suggerire a Gary di coinvolgere due suoi vecchi compagni di strada: Roy Haynes alla batteria e Dave Holland al contrabbasso. Chick Corea al piano, amico storico di Burton, completa il quintetto.
I brani dell'album sono composti da Pat, Gary e Chick, più un omaggio a George Gershwin. Question and answer apre le danze con intensità e brillantezza. E' un pezzo di Pat abbastanza recente ed in questo arrangiamento assume un aspetto più ruspante e meno aggressivo rispetto alla versione originale. Sorprende davvero per velocità, dinamicità ed armonia Elucidation. Mi sento di affermare che questo pezzo di Pat è particolarmente divertente, brioso, raggiante, senza dubbio tra i miei preferiti. Si sbizzarrisce anche il buon Corea sopra il rullare moderato di Haynes. Pat nella parte centrale carica con energia il suo soliloquio frenetico e policromatico. Morbido e walzereccio Windows di Corea, abbastanza sornione e obliquo. Sempre di Corea, segue Futures, ma è troppo lenta ed introspettiva, un po' fuori dalla traccia che l'album stava delineando. Passiamo a Like Minds di Burton, che riporta spessore e dinamicità al disco. E' un pezzo jazz di sicuro interesse, fluido e veloce, con ottima improvvisazione del vibrafonista. Apre con il contrabbasso Country Roads, assai sorniona e strisciante, sempre di Burton. Ma non è un acuto. Davvero oscura Tears of rain, di Metheny, le cui note però sono penetranti e sottomettenti, languide e tristissime. Il pezzo si evolve acrobaticamente, sale su se stesso con sempre maggiore intensità e trasporta il suo valore oscuro per ben 6 minuti erotti. La fase centrale dell'album è un po' più lenta, ma mai banale o eseguita con sufficienza. Deciso rilancio della serenità con il perfetto sound di Soon di Gerschwin, che dolcissimo, si protrae in un colorato e divertente assolo di Pat, poi ricambiato da Burton. Con il sostegno del gruppo, il maestoso George viene onorato a dovere. Trovo abbastanza distante dal tema dell'album, ma assolutamente onirica e meravigliosa For a Thousand Years, con un plauso alla profondità del suono, grande merito a Chick Corea, che permette la massima valorizzazione di questo melanconico ma saporitissimo pezzo di Pat. Chiusura brillantissima con uno dei miei pezzi preferiti di Chick Corea, Straight up and down. Energetico e brillante, jazz puro, funambolico, di struttura decisa, ma piacevole da seguire. Io amo definirlo Jazz stradale. I pezzi di Corea hanno secondo me un che di New Orleans nelle vene.
Un complesso di brani molto soddisfacente, ma che delude un po' Pat, a lavoro ultimato. Egli ammette di voler qualcosa di più che l'essere un semplice esecutore, non essendosi mai effettivamente sentito innamorato dei pezzi eseguiti. Un album interessante, se non altro utilissimo per avvicinarsi a Burton, gustare la bravura e l'elasticità di Corea, ascoltare buoni pezzi eseguti da grossi calibri. A voi.
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