Che Pat Metheny sia stato nel corso della sua lunga e longeva carriera uno di più grandi ed apprezzati chitarristi di jazz moderno è oramai cosa innegabile. Musicista eclettico e dotato di una gran tecnica, il nostro s'è distinto nel corso degli anni grazie ad un sound fresco e moderno, capace di muoversi tra il puro jazz fino ad esplorare campi vicino al rock ed al pop ('Letter From Home' fu uno dei vari casi).
La caduta di barriere musicali porta, nel 1987, alla composizone di quello che da molti viene considerato come una delle massime espressioni musicali/artistiche del chitarrista ed è appunto con questo 'Still Life (Talking)' che Metheny raggiunge uno dei suoi apici creativi.
Ricco di influenze che vanno dal pop al jazz fino alla musica brasiliana, il musicista in questo album riesce a far convivere con grandissima armonia ritmi diversi, al fine di dipingere immagini tanto moderne quanto leggere, ma anche a confermare le sue grandissime doti di compositore. Aperto dal brano "Minuano", il disco conosce proprio nella sua open-track uno dei momenti migliori: questa si presenta ricca di passaggi armonici di gran gusto, con delle linee vocali semplici e di grande effetto, che rapiscono l'ascoltatore per oltre 9 minuti di gran classe. Pregevole il solo che Metheny ci regala nel mezzo della canzone. La successiva "So May It Secretly Being" continua, in un certo senso, il percorso musicale intrapreso nella song d'apertura, sviluppandosi questa volta su suoni più contemplativi, ma altrettanto piacevoli. La leggerezza del tocco di Metheny dona alla traccia maggiore classe.
Priva di parti cantate, "So May..." riesce grazie alle sue melodie a scorrer via con molta facilità alle orecchie dell'ascoltatore. Si prosegue dunque con la famosissima "Last Train Home", nella quale ritmiche e distorsioni quasi vicine al rock, danno vita alla canzone più fusion dell'album. Grande fascino e bellezza avvolgono ancora una volta la composizione intera, specie nelle sue linee chitarristiche, che accompagnate da un contorno musicale/ritmico perfetto, danno vita ad una delle traccie più sognanti. Arriviamo così ad uno dei brani più evocativi dell'album: "(It's Just) Talk", nel quale ritroviamo un delicato cantato ed una melodia che molto deve alla musica popolare brasiliana. Lodevole questa volta la sezione ritmica e le parti tastieristiche che mettono leggermente in ombra la chitarra di Metheny. La frenetica "Third Wind" risulta essere la traccia più movimentata del disco, che vede il suo apice creativo in uno dei più bei solos composti da Pat, dove melodia e tecnica convivono in fragile ma perfetto equilibrio. In una parola splendida.
Le ultime due canzoni risultano essere una l'opposto dell'altra, infatti se "Distance" si presenta come punto debole dell'album (una base tastieristica dai toni quasi mistici ma ben poco riuscita), "In Her Family" torna a muoversi su livelli qualitativi realmente elevati e grazie ad una base melodica quasi triste e che gioca molto sull'aspetto emotivo, chiude nel migliore dei modi l'album. Il 1987 fu dunque un anno fondamentale per le composizioni jazzistiche: va infatti detto che se a livello mondiale il disco fu riconosciuto come estremo capolavoro in ambito fusionistico, questo lavoro fu anche uno dei primi capaci a far convivere in maniere perfetta tonalità e ritmi diversi tra loro. Ci provarono altri due grandi come Barbieri e Jobim (il primo troppo attaccato al jazz puro, il secondo troppo influenzato dai ritmi brasiliani), ma Pat fu il primo, e questo a conferma del fatto che la classe non è acqua.
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