"Non volle essere intervistata e disse di non volermi vedere di nuovo. Mori poco dopo il nostro incontro. Dovettero passare diversi anni prima che Patricia Butler raccogliesse quella palla che tutti gli altri biografi si erano fatti sfuggire dalle mani. Patricia mi telefono', e dopo averne parlato, io manifestai entusiasticamente il mio assenso sul fatto che la figura di Pam meritasse uno studio approfondito. Intanto col passare degli anni e con gli archivi di Pamela che cominciavano a traboccare di fotografie e di nuove informazioni, il soggetto principale del libro cambiò inevitabilmente fino a diventare la storia di un grande amore, la storia di Jim e Pam, restituendo finalmente a Pamela Susan Morrison l'importanza che meritava, mentre dipingeva un quadro molto più vivido e ricco dell'uomo che lei amo'" Jerry Hopkins

"I Doors erano molto più interessati al fatto che descrivessi i rapporti fra di loro, e non gli sarebbe importato nulla se avessi completamente ignorato Pamela. Non gliene importava niente di Pamela. Se avessi fatto il film raccontando che Jim era soprattutto una persona affettuosa, sensibile e divertente che, solo quando beveva troppo, poteva a volte diventare la triste ombra di se stesso e avessi dato troppo peso alla loro storia d'amore e non alla rockstar tetra, paranoica e pericolosa, il film sarebbe stato di una noia mortale ed io non ho nessuna intenzione di fare un film noioso" Oliver Stone (per la precisione ho messo insieme le sue risposte a tre domande)

Hopkins (insieme a Danny Sugerman, il giovanissimo tuttofare dei Doors) e' l'autore di "Nessuno uscirà vivo di qui", la biografia, in assoluto, più famosa sulla band e sul suo leader ("No One Here Gets Our Alive" del 1980).
Oliver Stone e' il regista del film del 1991 "The Doors"
L'opinione che ho sul libro, ma soprattutto sul film e' assolutamente negativa. Il film non vale nulla per i motivi espressi dallo stesso Stone e addirittura sbaglia un paio di momenti storici all'interno della "trama". Il libro si potrebbe leggere solo dopo averne letti di più realistici e quindi "apprezzarlo" come una cronostoria che enfatizza certe situazioni e specifici momenti tralasciandone altri più intimi e veritieri.

Tutta questa premessa era dovuta per parlarvi di questo libro assolutamente unico. In tanti anni nessuno aveva mai scritto un libro su James Douglas Morrison e su Pamela Susan Courson e della loro storia d'amore. Probabilmente perché avrebbe venduto poco (e comunque molto meno del raccontare di una rockstar folle e maledetta) e perché avrebbe comportato la "perdita" di tantissimo tempo per nulla.
La giornalista Patricia Butler ha impiegato sei anni per raccogliere tutto ciò che poteva sui due ragazzi dalla loro infanzia alla loro morte prematura. Soprattutto e' stato faticoso raccogliere testimonianze di amici di scuola, vicini di casa e parenti durante la loro adolescenza. Persone mai ascoltate da nessuno. Perché a nessuno importava della Courson se non come compagna stravagante di Jim la rockstar. Persino a proposito di Morrison nessuno ha mai parlato in modo adeguato della sua adolescenza; tranne qualche informazione alla Wikipedia e che lui stesso aveva dichiarato in qualche intervista, Morrison sembrava quasi spuntare dal nulla ventenne all'Ucla e poi sul terrazzo di Venice.
Si scopre che Jim e Pam erano incredibilmente simili durante quegli anni scolastici; due ragazzi diversi dagli altri, spesso a disagio nel vivere la scuola e le amicizie, due personalità al tempo stesso eccentriche ma timide, ribelli ma cupe. Due persone che nessuno riusciva ad inquadrare in modo adeguato. Due anime in pena.
Poi, per entrambi, il trasferimento a Los Angeles, il loro incontro ed una storia d'amore che finirà solo con la morte di entrambi.
Il libro racconta il loro rapporto, attraverso le testimonianze, ripercorrendo inevitabilmente la storia di Jim con i Doors dal 1966 al 3 luglio 1971 proprio con Pamela il giorno della sua scomparsa. L'unica persona sempre presente nella vita di Morrison e' Pamela. Relazione travagliata, fatta di passioni incredibili, follie, liti furibonde, addii e riconciliazioni, relazioni con altre persone, alcol e droghe (in quest'ultima analisi vengono evidenziate e approfondite situazioni di cui avevo letto solo in modo molto superficiale). Soprattutto emergono due cose: il loro fidarsi, nel momento del vero bisogno, solo dell'altro e di nessun altro e il carattere di Pamela. Pamela viene da tutti descritta di una bellezza folgorante, di quelle che "quando entrava lei tutti si voltavano a guardarla" (consideriamo che era molto carina ma piccola, magrissima e pallida), ma soprattutto l'unica capace di tenere sempre testa a Morrison con fermezza. Mentre i Doors, il management, gli amici pendevano da lui e facevano sempre ciò che voleva lui, Pamela no; spesso anzi era lei a dettare le "regole" del loro convivere. L'unica che si permetteva di dirgli di no, che stava facendo una cazzata o che era un cretino. L'opposto di quell'inutile soprammobile che Stone per un attimo fa vedere nel film, per capirci. Jim la segue a Parigi, prendendo atto che con i Doors era finita e che sarebbe cominciata la Loro Vita.
Il "capitolo" più straziante e' quello di Pamela dopo la morte di Jim. Quasi tre anni di agonia. Una situazione terribile, di depressione cronica, disturbi alimentari e tutto ciò che di negativo un cuore infranto in modo irreparabile può fare all'anima e al corpo di una persona. Pamela raggiunse Jim volutamente; tutto o quasi fa supporre questa ipotesi (guarda caso a 27 anni). Le due morti sono trattate con dovizia di particolari ma con rispetto e senza, almeno stavolta, divagazioni eccessivamente paranoiche.
Le altre donne di Jim e gli altri uomini di Pamela, con le loro testimonianze, non fanno altro che certificare quel loro amore tanto impossibile quanto unico e incredibile.
Per tanto tempo ho sentito e letto di tutto e di veramente vergognoso su Pamela, probabilmente anzi sicuramente faceva comodo così.
L'espressione "compagna cosmica (come la chiamava Jim), non deriva da visioni in viaggi lisergici, ma dal fatto che Morrison rimase immediatamente colpito dall'aura emanata da Pam trovandone una pronta "spiegazione" dal suo luogo di nascita; la cittadina di Weed sorgeva infatti alle pendici del monte Shasta un luogo sacro per quei nativi americani tanto cari a James Douglas.


Nessuno potrà mai sapere tutte le verità ed avere certezze assolute; alla fine solo loro sapevano cosa era il loro amore e come hanno vissuto emozionalmente ogni singolo momento, ma almeno la Butler non si inventa, non esalta, non generalizza. Forse, inconsciamente, Pamela viene anche un poco "difesa e protetta" dall'autrice, ma ci sta dopo tanta cattiveria e tante falsità gratuite. (Non viene mai menzionato il Conte Jean de Breteuil che, purtroppo, invece interferirà parecchio nel rapporto Pamela/droghe).


Una bellissima storia d'amore, talmente unica da sembrare non vera.



Buona lettura.


Il libro, edizione tradotta in italiano, e' da parecchi anni fuori catalogo. Si può trovare usato su ebay o amazon in determinati periodi.
La prefazione e' proprio di Jerry Hopkins.

Tanto nessuno lo leggerà ed e' per questo mi sono permesso di dirvi qualcosa in merito.


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