- I Live di Telespalla N° 12 - Voglio il gilet di Lenny Kaye

Il biglietto parla chiaro: s'inizia alle 21:30. Che ore sono? Le 20:40, in mezz'ora sono a Rezzato che tanto è quasi tutta Tangenziale. Al massimo vado di pedale e faccio qualche sorpasso. Qualcuno direbbe che è tardi, probabilmente fosse stato un altro concerto l'avrei detto pure io eppure vado piuttosto piano. Ai miei occhi non era la solita Brescia, la solita Tange: mi sembrava più bella, più tranquilla. La vedevo con occhi diversi, non so se rendo l'idea, e allora rallento un pochino e ci sto più attento. Alla fine non era nulla di che, è la solita vecchia Brescia: sono i miei occhi che sono diversi. Stasera è una serata speciale, stasera vedrò Patti Smith in concerto ed ero carico a mille, gasatissimo. Non vedevo proprio l'ora e anche le premesse erano di quel genere: biglietto comprato due mesi e mezzo prima, spesi 40 Euro praticamente in prima fila, dentro di me covavo un'attesa spasmodica (che stranamente conservavo per me). A che ora arrivo? Alle 21:15 il mio culone si stampa sul seggiolino a lui riservato. A me piace guardare il palco vuoto, vedere i tecnici sistemare i cavi e quelle robe lì. Non chiedetemi perché. Guardarlo ieri sera pensando: "tra me e quel palco quanto saranno? 5 metri? Tra pochi minuti vedrò Patti Smith sparata davanti a me".

L'attesa di prima diventò fremito, le gambe facevano giacomo-giacomo, ed arrivai a fare una strana confidenza a quello seduto accanto a me, un signore di San Bonifacio (VR): "Manco la prima volta che ho visto i R.E.M. ero così felice d'andare ad un concerto". Era vero! L'avevo detto ad uno sconosciuto quando difficilmente l'avrei ammesso a me stesso. Qualcuno direbbe chissene, io avevo solo gli occhi fissi sul palco. Guardavo quello e talvolta mi giravo a sbirciare un signore seduto nella fila dietro: credetemi, era il sosia di Johan Cruijff! Vagavo per pensieri miei: - Cazzo! Sono a vedere Patti Smith, sono praticamente in prima fila e dietro di me c'è Cruijff seduto - Gli assomiglia, secondo te Cruijff non ha niente di meglio da fare che andare a Rezzato? - m'intimava il cervello. - Zitto tu! - Fu la mia risposta. Ormai vagavo in un'altra dimensione (ed ero sobrio, dato preoccupante!) E' scritto 21:30 sul biglietto ma s'iniziò più tardi, neanche tanto. Dieci minuti di ritardo? Quindici? Che ne so, non avevo l'orologio. Eccoli lì, finalmente. Fu un attesa ripagata e l'avevo capito subito da due dettagli (ma sono quelli che nella vita ti fregano): la giacca di Jay Dee Daugherty ma soprattutto il gilet di Lenny Kaye. Nero, su camicia bianca e sotto un paio di jeans: signori, questo è stile. C'è poco da fare. Capisci subito dove sta la differenza e la classe. Naturalmente (e giustamente) era lei a prendersi la scena.

Cosa dire? Patti Smith è folgorante, almeno mi sembrava così. Qualunque cosa facesse sembrava mistica, perfetta. La guardavo e pensavo, forse stupidamente: la seguirei dovunque. Un leader spirituale, con un valore straordinario: invece di guidarti verso una guerra od una religione ti trascinasse verso la poesia dei suoi versi e verso i ricami musicali cuciti sopra. Ti guida verso l'ebbrezza e la pace dell'anima. Era veramente il concerto che avevo atteso da quando ho amato la Musica, forse perché Micheal Stipe non l'ho mai avuto così vicino. Ieri sera avevo capito il perché Patti Smith è sempre stata il suo riferimento, il suo mito. Il concerto è stato bellissimo: tante belle canzoni, qualche classico ("Dancing Barefoot", "Gloria" e "Rock 'n Roll Nigger" quelle che m'hanno emozionato di più) che con guasta mai e nel bis un bellissimo omaggio a Jerry Garcia.

Ci sono sempre dei fotogrammi che si fissano nella mente in momenti del genere. Allora in tutto quell'inebriare di Musica e Poesia e nella mia tacita ammirazione resteranno gli sbadigli copiosi della figlia Jesse (suonava il pianoforte), la gestualità delle mani di Patti (in certi momenti mi ha ricordato Gaber), l'intermezzo di "Pissing in A River" eseguito magnificamente da Lenny Kaye con la chitarra acustica, quegli incitamenti a tutti noi a cambiare le cose, quel "Don't forget it!" prima di lasciare quel palco per sempre.

Grazie Patti. Non dimenticherò mai questa serata

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