La luna? Un paio di secondi. A quella velocità, poi, tempo di ascoltare una canzone breve dei Drim Tiater e potremmo essere in prima fila a gustarci, con un pacchetto di pop corn tra le mani, la spettacolare tempesta solare in atto. Non so la vostra, ma la mia, di mente, non riesce nemmeno ad immaginare i confini di una distanza, minuscola e risibile se rapportata al grasso ed obeso culo dell’universo, come un misero e pidocchioso anno alla velocità della luce. Tale stato di cose riesce a riportare il mio bel pianetino blue al rapporto che gli si confà: quello del granello di sabbia caduto tra le dune deserto del Sahara. Come la celebre canzone dei Bluvertigo, quella con il congiuntivo nel ritornello, trovo semplicemente ridicola la visione antropocentrica che attanaglia una cospicua parte degli abitanti del mondo e credo che noi tutti siamo figli del caso. Il caso, proprio lui, quella sera si sentiva in gran forma e il suo seme ha fecondato anche questo punto sperduto nel freddo ed oscuro nero spaziale. Viviamo quindi su uno dei tanti spermatozoi che, da quella lontana notte, è cresciuto e che inevitabilmente morrà, ovviamente quando noi insulsi ed egocentrici bipedi saremo estinti da illo tempore.

Nei testicoli di mio padre, per dire, c’erano altri miliardi di possibili me e chissà quanti migliori sono morti in un preservativo, oppure sono finiti sprecati su di una maglietta. E non crediate nemmeno che in quello schizzo notturno io sia stato il più resistente, forte e veloce: se diamo alla vita un’ accezione positiva a prescindere, ho semplicemente avuto culo.

Usando lo zoom, giusto un quarto di giro a destra, le nostre singole esistenze le possiamo certamente in parte controllare e dirigere verso dei binari predefiniti ma le svolte anguste, quelle ad angolo retto intendo, no. Non lo credo proprio. In questo momento sto addentando senza nessun criterio cronologico il quinto libro di Paul Auster, ma pur avendo ancora una congrua parte della sua bibliografia da assaggiare ho capito quanto il caso sia il perno fondante dell’autore, il punto di congiunzione per i suoi libri dal taglio e dal sapore così diverso.

La musica del caso

Un incontro fortuito. Il protagonista, dopo l'abbandono della moglie non stava andando da nessuna in particolare: seduto sul comodo sedile della sua fiammante SAAB era intento a macinare un sacco di chilometri attraversando gli U.S.A. da costa a costa spendendo buona parte dell‘eredità in un infinito “viaggio-loop” nel quale si era imbarcato dopo essersi licenziato. Vagava, e quello che stava cercando era uno scontro forte, un qualcosa che desse un cambio repentino alla sua esistenza. Forse, un nuovo inizio. Le possibilità che Jim incontrasse Jack in quel preciso pezzo di asfalto erano semplicemente ridicole ed eppure quella intersecazione tra domanda ed offerta, la richiesta di un passaggio e la contestuale voglia di compagnia, cambierà la vita di entrambi in modo drastico quanto inaspettato. Non voglio spacciarvi la pasta al pomodoro come chissà quale novità culinaria, ed in effetti quella di questo libro è una trama più che abusata: l’incontro fortuito che riesce a far scontrare due estranei per congiungerli in un spirale di eventi a catena e bla, bla, bla. Non è mia intenzione tessere le lodi di questo romanzo per la sua struttura: il finale, ad esempio, non mi ha convinto del tutto e mi sembra addirittura raffazzonato. Forse Auster aveva fretta di concludere su pressanti richieste della casa editrice oppure non riusciva proprio ad uscire dalla situazione nella quale aveva cacciato il protagonista.

Detto ciò “La Musica Del Caso” è un libro che lascia addosso una piacevolezza non comune: le pagine si sfogliano veloci, ed il sapore che lascia sui polpastrelli è quello di una torta appena sfornata; il rumore della carta che si incrina per lasciare spazio alla successiva, come una di quelle hit che amavano cantare da adolescenti al mare. La sua scrittura ha gli elementi fondamentali, forse gli unici, che distingono in modo netto il buon mestierante dall‘autore di talento. Grande ritmo e sintesi.

E con questa prosa Auster mantiene alto l’interesse costruendo aspettative crescenti e adrenaliniche in situazioni e sviluppi della trama oggettivamente prevedibili creando una continua attesa. “La Musica Del Caso” non è quindi un libro che lancia un messaggio particolare, che inizia con uno spunto geniale e che si evidenzia per uno sviluppo atipico e intrigante. Il fatto che sia così spendibile ed appagante evidenzia e palesa la splendida scrittura dell’autore. La considero un’opera semplice, complessivamente drammatica, sebbene non sia scevra di un’ironia pungente, capace di racchiudere la visione del mondo e di intendere la vita dell‘autore. Per tali caratteristiche queste 200 pagine le ritengo particolarmente adatte per chi voglia iniziare a conoscere la bibliografia sterminata di un' illustre penna americana.

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