"We want the world and we want it now!" Così cantava a squarciagola Jim Morrison, front man dei Doors, nel brano "When the music is over " composto nel 1967 nel periodo più intenso e scintillante del gruppo rock statunitense suddetto. L'invettiva compendiava, in modo efficace, non solo la rabbia giovanile e la contestazione generale di quel periodo storico, ma era anche la migliore dichiarazione di intenti di un genere musicale come il rock che veicolava energie e aspirazione al cambiamento. E proprio questa famosa strofa di una composizione dei Doors mi è tornata in mente vedendo il film "The Rolling Stones : Havana moon in Cuba" ,fedele documentario del concerto tenuto dai Rolling Stones nel marzo 2016 all'Havana in Cuba.E questo proprio per il fatto che, come può dimostrare l'intera vicenda dei Rolling, il linguaggio rock è così universale da infiammare anche un pubblico, quale quello cubano, forzatamente tenuto alla larga da certa musica degenere (questa la definizione data dal regime castrista cubano in carica dal 1959 e come dimenticare che in Italia la ventennale dittatura fascista a suo tempo considerasse il jazz musica negroide e quindi censurabile..). Ovvio che bandendo qualcosa si crei il fascino del proibito ed anche in Cuba, in modo clandestino, ci si ingegnasse ad ascoltare musica straniera e pericolosa per il regime. Fortuna vuole che negli ultimi anni, dopo la morte del Lider maximo Fidel Castro, qualche allentamento della cappa repressiva sia stata avviata (negli USA il presidente era ancora Barack Obama) e pertanto ascoltare rock non era più scoraggiato al punto che, dopo il disgelo nei rapporti diplomatici fra Cuba e USA (ed anche tante altre nazioni occidentali) , organizzare e tenere un concerto dei Rolling Stones divenne fattibile e non più un'ipotesi fantascientifica.

Date queste premesse generali, il film del concerto (pubblicato anche su supporto cd e vinile ) costituisce un documento imperdibile non solo per i cultori dei Rolling Stones, ma anche per chiunque ritenga il rock una musica così ipnotica da trascinare ad un concerto centinaia di migliaia di persone (allora si poteva e chi scrive anela a rivedere il giorno in cui ci si potrà ritrovare in tale contesto superato il Covid..). Infatti a mio avviso, il punto di forza del film è costituito non tanto dagli immarcescebili Rolling, ma proprio dal pubblico (talmente così numeroso da superare quota un milione di persone presenti, forse 1.200.000 e per i Rolling ne può valere la pena come già successo anni fa a Rio de Janeiro con più di 2.000.000 presenti al concerto..). Di fronte a simili cifre eventi storici come i festival di Monterey, Woodstock, Wight tenutisi fra la fine degli anni 60 e l'inizio dei 70 possono passare ormai per concerti per pochi intimi, ma al di là dei freddi numeri vale la pena, nel caso del film oggetto della recensione, osservare la vitalità e la reattività degli spettatori verso la musica eseguita dai Rolling Stones. La scaletta dei brani (ormai classica ed inclusiva dei maggiori e noti cavalli di battaglia della band) si snoda in modo fluido e senza sbavature. Ci sono momenti imprescindibili come l'esecuzione di "Satisfaction" (certamente i giovani presenti ne hanno di motivi per essere insoddisfatti..) o "Simpathy for the devil " (brano molto sentito da chi vive a Cuba, isola in cui è diffusa a livello popolare il culto della Santeria). Ma il passaggio, a mio parere, più suggestivo è rappresentato da "It's only rock 'n' roll (But I like it)" che in origine (composto e pubblicato nel 1974) aveva tutta l'aria di essere una dichiarazione proprio arrendevole e retro' da parte di una band entrata nel ruolo del mainstream mentre il panorama musicale generale seguiva direttrici evolutive imprevedibili. Qui a Cuba nel 2016, invece, assurge al ruolo di inno liberatorio per un pubblico che finalmente, dopo decenni di censura ufficiale, può accorrere ad assistere al concerto dei propri musicisti preferiti, componenti la band divenuta da tanto tempo l'incarnazione classica del rock ed ancora in grado di sostenere un concerto di oltre due ore. Ovvio che nel film i Rolling appaiono esteticamente sciupati, ormai rugosi e, nel caso di Keith Richards e Charlie Watts, proprio incanutiti. Ma di energia rock ancora non difettano (forse per via di un patto con Lucifero? Chi può dirlo...).

Semmai resta l'incognita sul fattore tempo, in quanto l'anno prossimo ricorrerà il sessantesimo anniversario della costituzione del gruppo e, ammesso e non concesso si possano svolgere di nuovo concerti in presenza di pubblico, mi sorge il dubbio che i quattro Rolling superstiti possano sentirsela di procedere ancora così spediti. Tanto per dire, due anni fa Mick Jagger si era dovuto sottoporre ad un intervento cardiaco e chissà cosa gli avranno consigliato i medici .. Forse anche gli Stones dovranno starsene un po' riguardati e limitarsi ad incidere un album in studio.. Ecco perché, stante questa incertezza, conviene riguardarsi il film "The Rolling Stones :Havana moon in Cuba" e concordare con quanto cantavano altri noti alfieri del verbo rock : Long live rock !

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