Singolo tratto dal primo album omonimo di Paul Hardcastle, pubblicato nel 1985.

Il pezzo in questione "19" era un brano dal vago sapore synthpop molto ballabile ma al tempo stesso sofisticato ed elegante (quasi cerebrale nonostante il messaggio antibellico), contenente parti cantate inframezzate da campionamenti di parlato tratti da un documentario televisivo il cui host era allora Peter Thomas ("Vietnam Requiem", 1984) che parlava di veterani del Vietnam e dei loro disturbi post traumatici da stress patiti appunto, al loro ritorno in patria.

A Thomas inizialmente non piacque molto l ´idea che la sua voce fosse utilizzata all ´ interno di questo singolo e meno con quelle modalita´ che in qualche modo si ispiravano -va detto- in parte alla tecnica del "cut-up".

Tuttavia in un secondo momento Thomas (non senza lo zampino di legali da ambo le parti e pagamento di relative royalties) ha infine dato il suo benestare a che il singolo fosse pubblicato con annesse le sue parti vocali.

Parlando della canzone (se cosi´ si puo´ definire...) su toni piu´ colloquiali e meno tecnici, ammetto -magari un po´ banalmente- di essere abbastanza legato a questo brano, soprattutto perche´ per me e´ risultato poi veicolare per approfondire ulteriormente l´opera di questo eccellente e quanto mai raffinato compositore (consiglio anche l ´ascolto di un brano come "Lost summer" per avere una ulteriore idea) .

Probabilmente non avra´ in generale mutato "drasticamente" il volto di certa chamber music contemporanea, ma nella sua poetica ed estetica e´ comunque innegabile come gia´detto, uno stile sopraffino e discreto al tempo stesso, che da alla sua produzione un taglio decisamente personale e non facilmente inquadrabile nel panorama smooth-jazz che in non pochi brani conferisce un nonsoche´ di elegiaco e quasi crepuscolare.

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