A onor del vero ci avrei scommesso pochi centesimi se la posta in gioco era un suo ritorno in Italia. Meglio così perché avrei inaspettatamente perso. Forse qualche flebile speranza avrebbe potuto farm emergere la testa dal sacco sulla scia di alcune voci che lo vedevano a Napoli in Piazza Plebiscito in una fantastica chiusura della Festa di Piedigrotta. O all'Arena di Verona. Voci spente dai venti della crisi che non hanno permesso il regolare svolgimento della martoriata festa partenopea. Speranze sconfitte da velleitarie aspirazioni di fan in orgasmo. Poi, in un inspiegabile ma perfetto stile "sordina", la coda dell'occhio crolla su quel titolo in quarta che giura di vederlo calpestare il parquet di Bologna e Milano in rapida successione. Emozione.
Senza pensarci troppo acquisto il biglietto prima che la matrice venga stampata in copie. Bologna, più vicina, parterre praticamente ovvio. Si aggiunge un amico soprannominato "Skelter" in onore del metal-pezzo del "doppio bianco". Si pianifica il viaggio, con la speranza di non trovare nebbia tra Barberino del Mugello e Sasso Marconi. Memore della passata esperienza, si provvede ad ogni utile espediente. Panini, acqua, antinfiammatori, fotocamera con doppia batteria. Partenza alle quattro del mattino. Tutto regolare, nebbia nel fiorentino, arrivo a Casalecchio alle 9:30. Ai cancelli destinati al parterre, come volevasi dimostrare, ci sono già diverse decine di astanti. Io spero di rivivere le stesse indescrivibili emozioni di un lustro e mezzo prima. Lui spera che faccia almeno "Drive my car" e, giustamente "Helter Skelter", senza immaginare a cosa andrà incontro. La gente continua ad arrivare.
L'attesa è dolce, temperatura mite fino alle 16 quando si inizia ad avvertire il pizzicorino del freddo sulle ossa. Si chiacchiera e si condivide tantissimo con i compagni di avventura provenienti da Venezia, Catania, Bari, Madrid... L'apertura dei cancelli è prevista alle 18:30 e da un quarto d'ora prima si pianificano i tempi di percorrenza dal varco alla prima fila del parterre, salvo rocambolesche cadute sulle rampe che conducono all'ingresso. Via! Con un pizzico di fortuna scavalco indenne il cordone delle forze dell'ordine per i controlli di routine e mi piombo verso l'entrata. Sono 100 i metri che mi dividono dalla prima fila già occupata. A pochi metri dal traguardo un podista occasionale cinquantenne inciampa nell'impermeabile e scivola pancia a terra come Fantozzi sul sapone nell'incipit del Secondo Tragico. Bellissimo. Agguanto con soddisfazione la balaustra in attesa di "Skelter" che giunge qualche manciata di secondi dopo. Ora si fa sul serio.
Dopo un paio d'ore si abbassano leggermente le luci e su due schermi giganti posti ai lati iniziano a scorrere immagini componenti un collage di esperienze. Il palazzetto è quasi pieno e l'ansia inizia a stritolare i sensi. Alle 21:00 le immagini lasciano spazio a delle stelle che si uniscono nella costellazione Hofner. L'arena è al completo. E' il momento. Emozione.
Ebbene, nonostante abbia già avuto l'onore di vivere l'esperienza, non riesco tuttora a descrivere l'impatto emotivo che si può materializzare di fronte a quel pimpante gentleman inglese che ha avuto la folle idea di rivoluzionare, con fattivo ausilio, la musica moderna. Un groppo mi attanaglia la gola e gli occhi si inumidiscono. Inevitabilmente. In un elegante completo nero tra le urla festanti di 13.000 fortunati imbraccia il violin-bass e aggredisce la folla con "Magical Mystery Tour". Da quel momento è solo delirio. Junior's farm, All my loving, Jet... Paul riscalda il pubblico e si libera della coreana esibendo delle eleganti bretelle nere su camicia bianca. Maybe i'm amazed, And i love her, Eleanor Rigby, Paperback writer...Bellissima anche la Gibson Les Paul decorata in fiori.
Il momento delle dediche è senza dubbio il più emozionante. La bellissima "Here today" per l'amico John assume una carica magica spiazzante. Basta che accenni con una dolcezza disarmante quell'...and if i say.. che la commozione è generale. Una ragazza accanto a me scoppia in lacrime. Piangerà per una ventina di minuti facendomi preoccupare seriamente. E non è l'unica. Piangono trentenni, cinquantenni, sessantenni e con mio enorme stupore anche delle ragazzine che vedono ancora da lontano la maggiore età. E tante. E tutto ciò è bellissimo. Con meraviglia ci accorgiamo che anche Lui, che irrora magia come nessun altro, ha gli occhi lucidi al termine della canzone. Non a caso spezza la carica emozionale imbracciando un mandolino per un accenno a "‘O sole mio" seguito da "Dance tonight". Qualche passaggio di tempo e arriva la dedica a George, annunciata, come per John, in un simpatico italiano. L'ukulele accarezza qualcosa ...something in the way she moves... fino all'intermezzo dove rientrano in scena gli altri componenti della band che rievocano i fasti della versione Beatles. Meraviglioso.
A day in the life/Give peace a chance, Back in the U.S.S.R., Mrs. Vandebilt, Let me roll it, Nineteen hundred and eighty-five, Band on the run che spacca come non mai, un omaggio a Hendrix con "Foxy Lady". Inutile descrivere cosa si è fidato di fare quel mattacchione in "Live and let die", per non parlare di "Leti it be" e "Hey Jude"... Band strepitosa che vede sempre Anderson, Ray, Wickens e il simpaticissimo Laboriel jr. Una inattesa "Helter Skelter" coglie il mio amico di sorpresa che per poco non becca un infarto. Pazzesco. Non so che dire...
La chiusura prevede il medley finale di Abbey Road quanto mai azzeccato. Alla fine l'amore che prendi è uguale all'amore che fai. E come puoi dargli torto? Sir Paul ha salutato il pubblico con un arrivederci quanto mai auspicabile ed è sparito mentre eravamo intenti a raccogliere coriandoli di carta intonati al tricolore nazionale. Indimenticabile.
Un po' di coda per l'uscita e termine "gucciniano" della giornata alle 01:30 nell'unico bar aperto di Borgo Panigale. Due birre da 66 per stemperare la tensione e la gola necessariamente infiammata. Oltre a noi, tra gli astanti figurano due puttane, una guardia giurata impegnata al videopoker e un disperato che guarda un film alla tv incollata nell'alto di un angolo masticato dall'umido.
Un caro saluto ai compagni di avventura: dai brillanti fratelli William e Samuel Denat, al duo trinacria Marco "Heart of the country" Prinzivalli e Matteo Scalia, cervellone laureato in una complicata specializzazione che ha a che fare con la cardiologia.
Grazie Paul, sempre.
Carico i commenti... con calma