2 a 0. Si, è proprio così: Paul Stanley 2 Gene Simmons 0. è inutile dirlo ma Paul aveva già surclassato il Demon ben 18 anni fa quando i Kiss si cimentarono nella registrazione dei solo album.
Da quest'album appaiono due cose chiare ed evidenti: Paul Stanley pare ringiovanito, non ha nessuna voglia di scherzare con questo "Live to win" ma sopratutto dimostra la sua grande superiorità musicale rispetto a Gene Simmons che ha saputo rifilarci solo un patetico albums di cover "Asshole". Lo Starchild è freddo deciso e determinato, e anche chiaro se vogliamo perchè con questo disco lui precisa le sue intenzioni: o i Kiss si danno da fare, sennò io non ho tempo da perdere. è un grande e lo sarà sempre ma ora via alla recensione!!!!!!!!!!!!
Si parte subitissimo, prima traccia, brevissimo fill di rullante e poi ecco che subito mi si scagliano nelle orecchie i riff precisi, corti ma potentissimi della chitarra di Paul con quella di John 5 (che ha collaborato al recording di questo cd registrando alcune tracce). I riffs sono intenzionalmente brevi, precisi, mirano al sodo e riffs così non si dimenticano facilmente. Qui Paul Stanley ci ha battuto tanto anzi tantissimo: riffs brevi, potenti ma che arrivino al sodo, è inutile fare una canzone di 10 minutio se poi già al terzo cambi canzone. Le tracce in questo disco sono corte ma sono incisive al punto giusto. La "vecchia" scuola dei Kiss nel comporre musica e ritornelli si fa sentire tantissimo e molti fans sicuramente compreranno questo disco perchè crederanno di trovarsi di fronte al nuovo album dei Kiss ma non è così. Stanley è Stanley e i Kiss sono i Kiss e nel 2006/7 Stanley sicuramente ha molto più potere e fama dei Kiss. La seconda traccia è "Lift", lenta con uno spirito metal celato dentro di sé e la voce di Paul che si adatta benissimo a questa canzone bella, quadrata e cadenzata nel ritmo.
La terza canzone è "Wake up screaming", apparentemente l'introduzione può trarre in inganno: l'inizio è particolarmente pop ma poi Paul si "riscatta" mettendo del sano rock'n' roll in una canzone che apparentemente sembrava scarna e priva di senso. La quarta traccia non è né rock né hard rock. Non è niente di tutto questo ma è solo un brano per spezzare il rock dei precedenti "Every time i see you around", infatti, è un pezzo molto commerciale (pop) che però nasconde sempre quel suo animo prettamente "Kissiano". La quinta song si chiama "Bulletproof", anche se non mi piace molto devo ammettere che comunque è una canozne costruita bene, quadrata e ritmata benissimo e anche questa traccia è stata costruita con una base di hard rock. "All about you", la sesta canzone, rimane sempre nel ramo più commerciale di Stanley e quindi è una song che può essere ascoltata da tutti i tipi di ascoltatori (scusate il giro di parole). Stanley nel suo disco ha sempre mirato ha questo: l'immediatezza e la direzione del suo pensiero attraverso la musica che può essere ascoltata dal contadino come dal più grande vate della musica. La settima canzone secondo me è abbastanza inutile "Second to none" infatti non è né carne né pesce, Stanley ha provato a trovare dei riffs per far decollare la canzone ma il pezzo risulta comunque piatto e fermo. Anche l'ottavo pezzo può sembrare fermo e piatto "It's not me" però è un pezzo che nella sua commercialità racchiude un'aggressività innata.
"Loving you without know" è praticamente un "fac-simile" di "Every time I see you around". Le due canzoni però sono talmente belle che a Stanley si perdona tutto. È inutile dire come l'influenza dei Kiss sia stata forte come in questo album. E arrivati all'ultimo pezzo "Where angels dare", si può dire solamente che Paul Stanley è uno, come lui non c'è nessuno, è inimitabile e che i Kiss in questo periodo sicuramente devono pagare dazio al hedliner del gruppo perché lo Starchild non solo è un mito ma è anche un grande musicista. Al contrario di simmons, Stanley quando c'è da fare bei dischi o dischi memorabili lo fa.
Un saluto da Kissarmy
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